Le Scuole Calcio in vallata: Agape Umbertide e Trestina

Il racconto della crescita dei ragazzi attraverso le parole dei responsabili

05 Maggio 2023
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I responsabili di Agape Umbertide e Sporting Trestina

“La nostra società vuole essere basata su un aspetto sociale e per questo prendiamo tutti quelli che vogliono venire” dichiara Gianluca Cassetta, responsabile organizzativo dell’Agape Umbertide. “Nella scuola calcio abbiamo diciassette squadre per un totale di circa 250 ragazzi. Non tutti i ragazzi hanno le stesse capacità, ma almeno fino alla fase agonistica cerchiamo di dare a tutti la possibilità di giocare a calcio. Abbiamo iniziato da soli due anni e siamo ancora una realtà giovane, ma per ora i risultati ci danno ragione.”

Sensazioni positive anche in casa Trestina, come afferma il responsabile della scuola calcio bianconera Lorenzo Biagioni. “Il nostro è un bacino territoriale abbastanza limitato, anche se su di noi vertono anche le zone limitrofe. Nonostante questo, negli ultimi due anni siamo cresciuti tantissimo e siamo passati dai 105 iscritti del 2021 ai quasi 170 di adesso e siamo molto soddisfatti.” Luca Granturchelli, responsabile del settore giovanile bianconero, aggiunge: “Il settore giovanile del Trestina è arrivato a un buon livello. Con gli Allievi e i Giovanissimi siamo in A1 e stiamo facendo dei bei campionati.”

Biagioni continua dicendo: “In questo biennio abbiamo intrapreso un processo mirato, con allenatori e istruttori qualificati e un lavoro complessivo quanto più omogeneo. Poniamo le basi del nostro lavoro mese per mese, coinvolgendo tutte le categorie, dai Piccoli Amici agli Esordienti. Questo per toccare tutti i possibili obbiettivi dei ragazzi, ovviamente diversificando per fascia d’età. In questo modo i ragazzi non si trovano a dover ricominciare da zero e cambiare il loro approccio ad ogni cambio di categoria.” 

Il responsabile tecnico Andrea Lucarini, spiega invece la metodologia di lavoro dell’Agape. “Ogni gruppo ha a disposizione un allenatore e un istruttore; per i più piccoli ci sono poi degli addetti specifici sulla parte motoria. Essendo una città dove per fare calcio tutti si rivolgono a noi, è necessario che anche i nostri istruttori siano preparati a contribuire a questo sviluppo sociale. Poi quando un giovane vale è giusto che possa spostarsi in altre squadre che competono a un livello più alto, come Trestina o anche Perugia. Si tratta di una crescita a 360°, non solo dei giocatori ma anche degli allenatori, visto che di recente ne abbiamo promossi due in prima squadra.” Lucarini continua dicendo: “Il passaggio tecnico più difficile è quello dalle elementari alle medie, quando da Esordienti a Giovanissimi si inizia a giocare a undici. Man mano che si cresce di categoria poi la differenza la fa soprattutto l’impatto fisico, che diventa sempre più determinante.”

“In quindici anni in questo mondo ho visto una grande evoluzione”, dichiara Biagioni. “Il calcio è cambiato e quello per i più piccoli va sempre più verso una visione più ludica, visto che anche la federazione si è accorta nel tempo dei tanti abbandoni che si verificavano. Se un bambino smette, è giusto farsi delle domande e trovare soluzioni.”

Per chi si occupa della crescita dei ragazzi, è importante fare i conti anche con il sensibile incremento dei loro interessi e distrazioni, come ricorda Cassetta. “Certamente i giovani di oggi hanno a disposizione mille svaghi, mentre prima c’era soltanto il calcio. Però devo dire che quando vengono ad allenarsi lo fanno con passione ed educazione. A essere cambiati non sono tanto loro, ma i genitori. Molti di loro portano il figlio perché pensano che sia un campione. Se un calciatore merita lo dimostrerà, ma ci vuole pazienza e a quell’età bisogna farli solo divertire.” 

Una transizione velocizzata anche per via della pandemia, che ha portato con sé conseguenze positive e negative, come afferma Biagioni. “I numeri che abbiamo non c’erano prima del Covid, dopo il quale c’è stata una vera impennata. Probabilmente dovuta un po’ a una rinnovata voglia dei giovani e un po’ alla spinta delle famiglie, che magari hanno visto i propri figli rinchiusi in casa per due anni. Siamo contenti perché i ragazzi che sono arrivati stanno tutti continuando, segno che  hanno apprezzato quello che proponiamo. Di contro, il periodo in cui non si è potuto fare attività per alcuni ha generato un gap sia tecnico che per quanto riguarda la vita in gruppo.”  

“Più che per i bambini, le difficoltà tecniche le abbiamo viste sui ragazzi più grandi, che hanno perso due anni della loro crescita e in quella fase si fanno sentire", afferma Lucarini. “Anche a livello mentale non è stato facile farli ambientare di nuovo.”

In un periodo come quello che stiamo attraversando, puntare sulla crescita della propria squadra partendo dal vivaio rappresenta un obbiettivo per molte realtà calcistiche, come spiega Lorenzo Bambini, direttore generale del Trestina. “Stiamo facendo grandi campionati con Allievi e Giovanissimi proprio per riuscire a dare alla prima squadra quanti più ragazzi del settore giovanile possibile. Questo non solo per diminuire le spese, ma per avere a nostra disposizione anche giocatori attaccati alla maglia e che si sentono parte di questo contesto.” 

Un impegno che porta via tempo ed energie, ma dal quale i diretti interessati traggono quotidiane gratificazioni. “La passione per il calcio se ce l’hai te la porti dietro”, afferma Biagioni. “Io ho iniziato per caso quindici anni fa e da lì non ho più lasciato. La soddisfazione è passare un anno con un ragazzino e vedere che alla fine sei riuscito a dargli qualcosa sotto tutti gli aspetti: caratteriali, educativi e tecnici in quest’ordine. Il sogno è quello di portare qualche giocatore nella nostra prima squadra o anche tra i professionisti. Ma anche se dovessero smettere e andare semplicemente a giocare al campetto, se si porteranno dietro qualcosa di quello che gli abbiamo insegnato abbiamo raggiunto l’obbiettivo.”

Cassetta e Lucarini dichiarano: “Stare in mezzo ai ragazzi, vederli migliorare e notare la loro educazione e il rispetto che ti portano crescendo. Poi ovviamente quando la prima squadra o una società importante riconosce il lavoro che hai fatto su un ragazzo e se lo prende è un’altra soddisfazione. Arriviamo qua alle 15:30 e finiamo alle 20:30, ma è la nostra passione.”

Granturchelli chiude dicendo: “L’importante è però che i ragazzi, quando arrivano qui stanno bene, si rispettano a vicenda e difficilmente se ne vanno. Noi cerchiamo di risolvere i loro problemi e gli stiamo dietro in tutto, anche con la struttura. Se sono contenti loro, siamo contenti anche noi.”

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