Arrigo Sacchi ospite a Pistrino

Il grande allenatore è stato protagonista di un incontro organizzato da One For Eleven

20 Luglio 2023
Arrigo Sacchi

Martedì sera lo storico allenatore del Milan e della Nazionale Italiana ha tenuto una corposa conferenza nel centro di Pistrino, assieme al giornalista Enzo Bucchioni.

L’iniziativa, organizzata dall’associazione “One For Eleven”, ha visto la presenza di una nutrita platea, che ha ascoltato Sacchi spaziare attraverso tutte le fasi della sua gloriosa carriera sportiva. Partendo dai primi approcci col pallone da bambino fino alla gavetta nelle serie minori, fino all’affermazione con il Milan degli immortali e al secondo posto azzurro nel mondiale di USA 1994.

Durante l’intervista i temi maggiormente ricorrenti sono stati la sportività e la cultura del saper vincere e perdere con merito, tendenzialmente assenti nel calcio e nella società italiana di ieri e oggi. La visione del movimento da parte di Sacchi è apparsa per lo più pessimistica, ma si è anche detto fiero di aver tracciato una strada battuta ancora oggi da molti allenatori e di rivedere molti aspetti del suo calcio nel Napoli della passata stagione.

Parlando dei partenopei, non potevano mancare aneddoti sulle dure battaglie contro Maradona e i suoi fra la fine degli anni ‘80 e la metà degli anni 90’. Sacchi ha parlato di come i suoi giocatori fossero spesso intimoriti da Diego, e di come lui sia stato in grado di rimetterli in carreggiata ricordandogli che la squadra riesce sempre a prevalere sul singolo. Il mister ha rivelato di aver avuto per due volte la possibilità di portare a Milano il Diez, ma di aver sempre voluto mettere il gruppo al di sopra del singolo.

Quello del gioco collettivo è stato un altro tema centrale della serata. Come dimostrato durante la sua carriera, Sacchi ha sempre preferito il giocatore diligente e forte mentalmente a quello capace di grandi gesti tecnici, rimarcando l’importanza che la cooperazione ha giocato nella sua rivoluzione calcistica. E a chi lo accusa ancora di saper vincere solo grazie ai tre olandesi, risponde: “Quando sono arrivati avevano 24, 25 e 27 anni e non mi sembra che nessuno di loro avesse vinto la Coppa dei Campioni. In più Van Basten, che era forse il più talentuoso, nel suo primo anno ha giocato solo tre partite. Il nostro metodo è sempre stato: avanti il prossimo. Se non giocava lui ci sarebbe stato qualcuno altrettanto bravo.”

Obbligatorio anche un pensiero per il presidente Berlusconi, recentemente scomparso. Sacchi si è detto estremamente addolorato per la sua perdita, ricordando come, anche durante il suo difficile avvio sulla panchina del Milan, non abbia mai fatto mancare il suo sostegno. Una presa di posizione forte che stupì Arrigo in quanto, fin dal suo esordio in Seconda Categoria, era stato abituato a essere messo sempre in discussione, soprattutto dai giornalisti.

Il momento più alto dell’epopea rossonera targata Sacchi può essere trovato nel 5-0 impartito al Real Madrid nella semifinale di ritorno della Coppa dei Campioni 1989. Un episodio che l’allenatore ha ricordato mettendolo soprattutto in relazione con la gara d’andata, finita 1-1. “Di solito se meriti di vincere e non vinci poi paghi”, ha detto Arrigo. “Per cui nelle due settimane fra le due partite mi sono detto che l’unico modo per farcela era essere perfetti e ho cercato di motivare il più possibile i giocatori.”

Infine l’esperienza sulla panchina della Nazionale per il mondiale americano. Mai come in quel periodo la stampa ha attaccato Sacchi e la sua visione del calcio, che però, secondo il mister, trovò la sua ragion d’essere nell’esaltazione di un gruppo che credeva di non poter andare oltre i quarti, ma spintosi fino alla finale grazie allo sforzo di tutti. “Abbiamo giocato in condizioni climatiche impraticabili e vinto più di una partita in dieci. Negli ottavi contro la Nigeria, per esempio, rimanemmo in inferiorità numerica e avevamo anche due giocatori con problemi fisici, tra cui Baggio. Praticamente vincemmo otto contro undici e i giornalisti che avevano già scritto della nostra sconfitta dovettero rifare l’articolo. Questo non va bene, perché se quello è il tuo pensiero devi portarlo avanti, qualsiasi sia il risultato.”

La domanda finale di Bucchioni ha riguardato la finale mondiale, e in particolare i fatali rigori che hanno condannato l’Italia in favore del Brasile. Sacchi ha però detto di non avere alcun tipo di rimpianto, avendo guidato un gruppo capace di dare tutto. “Se questo paese fosse secondo in tutto quello che fa”, ha sentenziato Arrigo, “staremmo tutti a leccarci i baffi.”

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Il grande allenatore è stato protagonista di un incontro organizzato da One For Eleven