Successo per il concerto di Stefano Bollani al Festival delle Nazioni.

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02 Settembre 2019

Preceduto dalla sua fama di pianista virtuoso e un po’ sopra le righe Stefano Bollani ha riempito la platea del Festival delle Nazioni in una inclemente serata di fine estate bagnata da troppa pioggia pomeridiana per rendere davvero godibile il primo dei tre concerti all’aperto che il festival ha organizzato nel parco di Palazzo Vitelli.

Ma tant’è: «Grazie per aver sfidato Giove Pluvio e per aver vinto», dice Bollani in mezzo ai due pianoforti che, insieme a lui dominano il palco, quello sì davvero caldo, poiché pervaso dalla musica napoletana.

Stefano Bollani è un ottima musicista e  Napoli, si sa è una città molto musicale: queste due entità si sono incontrate nell’edizione del Festival dedicata alla Cina.

Circostanza che ha alimentato l’ironia dello stesso Bollani che per l’occasione ha cambiato il titolo del concerto in «Cinapoli trip» giocando più volte poi con incursione e battute.

Come a voler far capire che quello cui il pubblico assiste non è un concerto, piuttosto uno spettacolo, un duo  intessuto tra il pianoforte di Bollani e il sassofono di Daniele Sepe che più d’una volta si incontrano sulle arie delle musiche partenopee, anche popolari. Il primo assolo al piano è da brivido, poi tutto un girare attorno a Napoli, omaggio a Renato Carosone,  qualche frame delle canzoni più note fino ad un classico contemporaneo.

Bollani ha infatti ricordato Pino Daniele con una versione per solo piano di “Putesse essere allero”.

Un’ora e mezza di concerto, musica, parole, ironia, tanti applausi e quel pizzico di napoletanità che sta bene  ovunque, anche nell’anno della Cina. 

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