“Oggi, 80 anni fa”: 14 aprile, gli antifascisti si mobilitano

La nuova puntata della rubrica dedicata al passaggio del fronte nell’Alta Valle del Tevere

14 Aprile 2024
Antifascisti 14 aprile

Da sinistra in senso orario Beppone Livi, Aldo Bologni, Venanzio Gabriotti, Dario Alberti e Antonio Ferrini

Si incontrano nella casa di Amedeo Mastriforti, a Città di Castello. Hanno diverse idee politiche, ma li accomuna l’antifascismo. Sono comunisti Giovanni Taffini e Giuseppe Antoniucci; nutrono simpatie liberali Giuseppe Segreto, Aldo Bologni e Teodorico Forconi; il figlio di quest’ultimo, Cola, è socialista; sono infine esponenti cattolici Mastriforti, Donino Donini e Venanzio Gabriotti. Proprio su Gabriotti si concentrano le maggiori responsabilità: eroe pluridecorato della Grande Guerra, personalità stimata e autorevole, con la fama di irriducibile oppositore del regime fascista.

Nasce così il Comitato Clandestino di Soccorso per i partigiani tifernati. Il suo compito è complesso e pericoloso. La bande alla macchia necessitano di rifornimenti, di denaro e di armi. Inoltre manca ancora una loro comune strategia. Il Comitato si mette subito all’opera. Questo risoluto impegno porterà Gabriotti e Bologni alla morte di lì a pochi giorni.

Anche in altri centri della valle alcuni antifascisti si adoperano per dare concreto sostegno ai partigiani. Ad Anghiari sono attivissimi il calzolaio comunista Antonio Ferrini e l’ambulante anarchico Beppone Livi, con la moglie Angiola. Nel Comitato clandestino di Sansepolcro operano, tra gli altri, Dario Alberti, Claudio Longo, Ivo Pasquetti e Ugo Fusco, che con Sandro Marzani sono già in contatto con il tifernate Venanzio Gabriotti. Proprio la mancanza di un coordinamento tra partigiani umbri e toscani è uno dei limiti della Resistenza altotiberina.

Intanto il fronte bellico è ancora inchiodato a Cassino, dove i tedeschi stanno resistendo strenuamente all’avanzata degli Alleati.

Per approfondire: Storia tifernate. Il Comitato Clandestino di Soccorso di Città di Castello.

 

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