Liceo Città di Piero: “Niente prima per il classico, unico corso per il linguistico”

La rappresentante sindacale: “Dall’Ufficio Scolastico Provinciale assenza di condivisione nelle questioni strutturali e didattiche”

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15 Settembre 2023
liceo ss

Le recenti vicende che hanno coinvolto il Liceo Città di Piero di Sansepolcro continuano a generare preoccupazione e dibattito all'interno della comunità scolastica. Questa mattina la rappresentante sindacale dei docenti, professoressa Carmen Comanducci, ha diffuso una nota stampa nella quale si ripercorrono i diversi avvenimenti, evidenziando una serie di criticità in quelli che sono due filoni di intervento che hanno coinvolto l’istituto nel corso dell’estate: “uno di natura strutturale, che coinvolge le amministrazioni locali, e l'altro di natura didattica, che riguarda il personale della scuola e le famiglie degli studenti residenti nella Valtiberina”.

Il primo tema caldo, oggetto di ampio dibattito politico in estate, riguarda la temporanea ricollocazione del biennio. La scuola, che conta tre sedi, si è trovata di fronte alla decisione della Provincia, presa a gennaio 2023, di effettuare lavori di miglioramento nella sede del biennio. “Tuttavia – ricorda Comanducci – la comunicazione della nuova sede è stata effettuata solo il 19 agosto tramite un consigliere comunale, causando sorpresa tra il corpo docente e gli studenti. L'ubicazione temporanea presso l'Istituto Tecnico Economico ha sollevato alcune criticità, come la mancanza di laboratori adeguati, la trasformazione delle biblioteche in aule e il sovraffollamento delle classi”.

L’altro grande aspetto riguarda le implicazioni didattiche, con la scomparsa della classe prima del Liceo Classico, oltre all'accorpamento delle due sezioni del Liceo Linguistico e alla soppressione della sezione autonoma del corso Esabac (diploma internazionale in lingua francese). “Mi pare che nelle due vicende sia stato usato lo stesso metodo – scrive Comanducci – Questa riorganizzazione imposta dall’Ufficio Scolastico Provinciale non è stata presentata né ai docenti né alle famiglie, che ne hanno dovuto prendere atto senza poter minimamente contribuire a trovare soluzioni alternative”.

Nel comunicato stampa, la rappresentante sindacale esprime dunque la sua delusione “per la mancanza di coinvolgimento e di una discussione democratica riguardo alle decisioni intraprese” lanciando infine una serie di interrogativi circa il futuro dell’istituto: “La scelta che è stata fatta risponde forse ad una esigenza di ‘razionalità e risparmio’, ma siamo sicuri che questi siano sinonimi di qualità del servizio? Avere classi di 30 ragazzi in un edificio che stenta a contenerli tutti consente una didattica veramente efficace ed inclusiva? Un piccolo territorio di confine come il nostro, dove la concorrenza fra scuole si fa sempre più agguerrita anche dal calo demografico, si può permettere di impoverire l’offerta formativa? Questo repentino cambiamento di indirizzo dell’USP, che guarda alla semplificazione dei corsi, per un’esigenza economica, cosa porterà nel futuro? Quali conseguenze ci saranno per le famiglie, per gli studenti e per tutto il personale della scuola?”.
 

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La rappresentante sindacale: “Dall’Ufficio Scolastico Provinciale assenza di condivisione nelle questioni strutturali e didattiche”