Cannabis legale a Malta, il primo operatore italiano è di Sansepolcro

Le frontiere del "modello maltese" spiegate da Marco Betti, titolare della South Flowers C.H.R.A.

13 Marzo 2024
cannabis malta

Marco Betti, titolare di South Flowers C.H.R.A.

Nel 2021 Malta, come primo paese in Europa, ha ufficialmente legalizzato l’uso della cannabis a scopo ricreativo regolamentando, tramite specifica legge approvata dal Parlamento nel dicembre dello stesso anno, coltivazione, distribuzione e uso.
 L’ARUC, l’Autorità per l’Uso Responsabile della Cannabis, ha un ruolo fondamentale in questo settore: ha il compito di regolare un sistema efficace capace di garantire l’uso responsabile della cannabis con lavori mirati alla riduzione del danno; inoltre, si occupa della concessione di licenze alle associazioni no-profit che coltivano e distribuiscono cannabis, conosciute come Cannabis “Harm Reduction” Clubs (associazioni per la riduzione dei danni della cannabis); fra queste, ce n’è una che porta la “firma” italiana, la South Flowers C.H.R.A, associazione con produzione in serra fondata dal biturgense Marco Betti.
 
“Quando nel 2021 la cannabis è diventata legale qua a Malta ho pensato subito alla possibilità di investire in questo settore” dichiara Betti. “Ormai sono due anni che stiamo seguendo tutte le pratiche necessarie che finalmente ci porteranno, a giugno di quest’anno, ad aprire ufficialmente la South Flowers. Per fare ciò, abbiamo dovuto fornire all’Autorità una serie di documenti che attestano e spiegano nel dettaglio come andremo ad organizzare il tutto, dalla semina alla vendita finale.
 
Ci è stata fornita una prima licenza che ci ha permesso di acquistare i primi macchinari e, dopo parere favorevole, abbiamo ricevuto l’ok per iniziare la semina: ad oggi abbiamo 450 piantine che stanno per essere trasferite in serra. Gli standard sono altissimi, quasi come quelli per la produzione di cannabis medica, facciamo controlli su acqua e aria sia dentro che fuori la green house”.
 
Ottenere la licenza per coltivare e distribuire cannabis non è cosa semplice, soprattutto considerando i requisiti richiesti tra i quali ricoprire un ruolo da manager e vivere sull’isola da almeno 5 anni; in merito alla questione, Betti specifica che: “le licenze sono costose, ma non hanno un prezzo esagerato. La nostra licenza, ad esempio, ha un costo di 14 mila euro per 250 persone totali a cui possiamo distribuire il prodotto. Gli acquirenti devono essere in possesso di card Maltese, devono fornirci i loro dati, pagare una sottoscrizione alla nostra associazione e solo così possono acquistare legalmente il nostro prodotto che è super controllato e testato. I turisti, ad oggi, non possono entrare nei nostri club e non possono acquistare il prodotto; più che di club, ancora da noi si parla di dispensari perché, chi entra per comprare, non può fermarsi a consumare il prodotto all’interno”.
 
Un mercato, quello della cannabis legale, che a Malta è in forte crescita, tanto che gli “Harm Reduction” Clubs non riescono a coprire la grande richiesta : “siamo sette associazioni con 40 director totali; alla South Flowers siamo in tre, io sono il Key Officer e Director of Distribution, poi abbiamo un Cultivation Director e un Director of Security e Quality Controller. Dagli ultimi studi, sull’isola si parla di circa 30 mila fumatori su 500 mila abitanti. Noi associazioni non riusciamo a coprire nemmeno le richieste di 3 mila persone, è una continua corsa all’accaparrarsi il posto all’interno di uno dei club”.
 
Sull’isola si parla di un vero e proprio “modello maltese” basato su quello spagnolo, ma con alcune differenze sostanziali. Come spiega Betti: “il modello maltese è basato essenzialmente su quello spagnolo, ma con differenze importanti perché, ad esempio, in Spagna è legale soltanto la vendita, ma non la coltivazione. Il nostro modello è molto controllato: produciamo, inseriamo il prodotto all’interno di un box chiuso che viene trasportato all’interno di auto dotate di un Gps che segnala il punto A (partenza) e il punto B (arrivo); all’arrivo (punto B) ripesiamo il prodotto e concludiamo la vendita, tutto nel massimo della trasparenza. Lo scopo delle Associazioni è quello di distribuire un prodotto che sia sicuro, controllato e di grande qualità, cercando di ridurre i problemi dovuti all’assunzione della sostanza che, benchè legale, non viene assolutamente sponsorizzata.
 
Nessuna Associazione può pubblicizzare la vendita, ne tantomeno installare insegne all’esterno dei club. Non ci è permesso avere social e, anche con il nostro profilo personale, non possiamo in alcun modo pubblicare materiale che sia inerente al lavoro che svolgiamo. Abbiamo dei limiti anche nella distribuzione: ogni persona può acquistare massimo 50 gr al mese e può portare con sé fino a 7 gr”.
 
Sul futuro degli “Harm Reduction” Clubs a Malta Betti conclude affermando che: “penso che questo modello possa avere uno sviluppo importante sia sull’isola che in altri paesi europei. La Spagna è diventata il primo mercato d’Europa: Malta è piccola e può essere una bella palestra per avviare questo modello, magari anche per esportarlo successivamente”.

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Le frontiere del "modello maltese" spiegate da Marco Betti, titolare della South Flowers C.H.R.A.