Nel 2021 Malta, come primo paese in Europa, ha ufficialmente legalizzato l’uso della cannabis a scopo ricreativo regolamentando, tramite specifica legge approvata dal Parlamento nel dicembre dello stesso anno, coltivazione, distribuzione e uso.
L’ARUC, l’Autorità per l’Uso Responsabile della Cannabis, ha un ruolo fondamentale in questo settore: ha il compito di regolare un sistema efficace capace di garantire l’uso responsabile della cannabis con lavori mirati alla riduzione del danno; inoltre, si occupa della concessione di licenze alle associazioni no-profit che coltivano e distribuiscono cannabis, conosciute come Cannabis “Harm Reduction” Clubs (associazioni per la riduzione dei danni della cannabis); fra queste, ce n’è una che porta la “firma” italiana, la South Flowers C.H.R.A, associazione con produzione in serra fondata dal biturgense Marco Betti.
“Quando nel 2021 la cannabis è diventata legale qua a Malta ho pensato subito alla possibilità di investire in questo settore” dichiara Betti. “Ormai sono due anni che stiamo seguendo tutte le pratiche necessarie che finalmente ci porteranno, a giugno di quest’anno, ad aprire ufficialmente la South Flowers. Per fare ciò, abbiamo dovuto fornire all’Autorità una serie di documenti che attestano e spiegano nel dettaglio come andremo ad organizzare il tutto, dalla semina alla vendita finale.
Ci è stata fornita una prima licenza che ci ha permesso di acquistare i primi macchinari e, dopo parere favorevole, abbiamo ricevuto l’ok per iniziare la semina: ad oggi abbiamo 450 piantine che stanno per essere trasferite in serra. Gli standard sono altissimi, quasi come quelli per la produzione di cannabis medica, facciamo controlli su acqua e aria sia dentro che fuori la green house”.
Ottenere la licenza per coltivare e distribuire cannabis non è cosa semplice, soprattutto considerando i requisiti richiesti tra i quali ricoprire un ruolo da manager e vivere sull’isola da almeno 5 anni; in merito alla questione, Betti specifica che: “le licenze sono costose, ma non hanno un prezzo esagerato. La nostra licenza, ad esempio, ha un costo di 14 mila euro per 250 persone totali a cui possiamo distribuire il prodotto. Gli acquirenti devono essere in possesso di card Maltese, devono fornirci i loro dati, pagare una sottoscrizione alla nostra associazione e solo così possono acquistare legalmente il nostro prodotto che è super controllato e testato. I turisti, ad oggi, non possono entrare nei nostri club e non possono acquistare il prodotto; più che di club, ancora da noi si parla di dispensari perché, chi entra per comprare, non può fermarsi a consumare il prodotto all’interno”.
Un mercato, quello della cannabis legale, che a Malta è in forte crescita, tanto che gli “Harm Reduction” Clubs non riescono a coprire la grande richiesta : “siamo sette associazioni con 40 director totali; alla South Flowers siamo in tre, io sono il Key Officer e Director of Distribution, poi abbiamo un Cultivation Director e un Director of Security e Quality Controller. Dagli ultimi studi, sull’isola si parla di circa 30 mila fumatori su 500 mila abitanti. Noi associazioni non riusciamo a coprire nemmeno le richieste di 3 mila persone, è una continua corsa all’accaparrarsi il posto all’interno di uno dei club”.
Sull’isola si parla di un vero e proprio “modello maltese” basato su quello spagnolo, ma con alcune differenze sostanziali. Come spiega Betti: “il modello maltese è basato essenzialmente su quello spagnolo, ma con differenze importanti perché, ad esempio, in Spagna è legale soltanto la vendita, ma non la coltivazione. Il nostro modello è molto controllato: produciamo, inseriamo il prodotto all’interno di un box chiuso che viene trasportato all’interno di auto dotate di un Gps che segnala il punto A (partenza) e il punto B (arrivo); all’arrivo (punto B) ripesiamo il prodotto e concludiamo la vendita, tutto nel massimo della trasparenza. Lo scopo delle Associazioni è quello di distribuire un prodotto che sia sicuro, controllato e di grande qualità, cercando di ridurre i problemi dovuti all’assunzione della sostanza che, benchè legale, non viene assolutamente sponsorizzata.
Nessuna Associazione può pubblicizzare la vendita, ne tantomeno installare insegne all’esterno dei club. Non ci è permesso avere social e, anche con il nostro profilo personale, non possiamo in alcun modo pubblicare materiale che sia inerente al lavoro che svolgiamo. Abbiamo dei limiti anche nella distribuzione: ogni persona può acquistare massimo 50 gr al mese e può portare con sé fino a 7 gr”.
Sul futuro degli “Harm Reduction” Clubs a Malta Betti conclude affermando che: “penso che questo modello possa avere uno sviluppo importante sia sull’isola che in altri paesi europei. La Spagna è diventata il primo mercato d’Europa: Malta è piccola e può essere una bella palestra per avviare questo modello, magari anche per esportarlo successivamente”.
Cannabis legale a Malta, il primo operatore italiano è di Sansepolcro
Le frontiere del "modello maltese" spiegate da Marco Betti, titolare della South Flowers C.H.R.A.
Marco Betti, titolare di South Flowers C.H.R.A.