Alla luce i debiti della Fcu

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10 Maggio 2017

Dai 38 ai 40 milioni di crediti non riscossi. E’ il dato certificato. Servizi svolti anni fa fuori regione, nel Lazio, e mai pagati: un buco virtuale che prima aveva messo a repentaglio i bus dell’Umbria e ora rischia di far chiudere laex Fcu, la ferrovia centrale.

Se la vicenda pullman è stata risolta con la vendita delle quote a Busitalia, sul fronte ferro la situazione è al collasso. Umbria tpl e mobilità spa, la holding che detiene i binari, le stazioni e i vagoni di quella che fu la Mua (Mediterranea umbro aretina) non riesce a rientrare dalla voragine di crediti romani della partecipata Roma tpl.

Quindi poche manutenzioni, problemi con l’organico, difficoltà ad appaltare i lavori di ripristino di gallerie, massicciate, condizioni di scarsa sicurezza che hanno costretto la società a bloccare 24 chilometri di linea in Altotevere.
Il guasto è annoso e nasce lustri addietro, quando gli interventi - allora già necessari - non sono stati nemmeno avviati, come l’elettrificazione del tratto Ponte San Giovanni-Sant’Anna. Qui si interviene adesso, con due milioni del ministero, fanno sapere da palazzo Donini.

Ma la barca immette sempre più acqua: chiudi una falla e se ne aprono altre dieci. I sindacati sono sul piede di guerra, venerdì 9 ottobre c’è un incontro in azienda per scongiurare un ventilato sciopero. Però i numeri sono impietosi. Il presidente Lucio Caporizzi, dopo aver salvato i bus, sta lavorando sui treni. L’impresa sembra ancora più ardua. “La situazione dei crediti non riscossi - spiega - non è facile da definire nel dettaglio, possiamo dire che ad oggi siamo tra i 38 e i 40 milioni”. 

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