L’apicoltura valtiberina e toscana più in generale è in grave crisi a causa dei cambiamenti climatici

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30 Ottobre 2019

Il recente andamento climatico sta colpendo pesantemente l'apicoltura e la produzione di miele, in Valtiberina così come nel resto della Toscana. La siccità del mese di marzo prima e le piogge accompagnate da vento e da sbalzi termini notevoli dei mesi di aprile e maggio, oltre alle irregolarità climatiche dei mesi successivi, stanno compromettendo la sopravvivenza degli alveari in quanto sono venute a mancare molte fioriture, fra le quali quelle di acacia in pianura e collina, e le api non riescono a trovar nettare sufficiente.  Questa situazione comporta inoltre continui e costosi interventi degli apicoltori per nutrire artificialmente gli alveari e poter quantomeno salvare parte degli stessi; inoltre alla mancata produzione di miele si aggiunge per gli allevatori di api regine una riduzione delle percentuali di fecondazione che risultano inferiori al 20% (i valori normali e accettabili sono in genere superiori all'80%).  In questo frangente la Regione interviene a sostegno del settore approvando due provvedimenti per il settore: il primo riguarda la concessione di contributi per aziende che praticano il nomadismo (cioè che spostano le loro arnie seguendo l’andamento stagionale delle fioriture), il secondo la possibilità di accedere a micro-finanziamenti a tasso zero per le imprese del settore. Del resto la Toscana è una regione ad alta vocazione per l’apicoltura, con i suoi oltre tremila apicoltori, e gli oltre 90mila alveari.

 

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