Le Scuole Calcio in vallata: Vivi Altotevere Sansepolcro

La crescita dei ragazzi e l'importanza di mantenere viva una cultura spiegate dal responsabile Lorenzo Burzigotti

31 Marzo 2023
Lorenzo Burzigotti

Il calciatore del Sansepolcro e responsabile della Scuola Calcio biturgense Lorenzo Burzigotti

Lorenzo Burzigotti, responsabile della Scuola Calcio del Vivi Altotevere Sansepolcro, ci ha parlato degli impegni e degli obiettivi di chi lavora per la crescita dei piccoli bianconeri. 

“Per noi si tratta delle annate che vanno dal 2017, i Piccoli Amici, fino agli Esordienti che sono nati nel 2010. Stiamo facendo un buon lavoro e negli ultimi due anni siamo passati da 108 iscritti a circa 200. È un incremento che fa piacere, e siamo contenti dei risultati che stanno avendo. Oltre ai Mondiali che ci sono stati qualche mese fa, che hanno invogliato tanti giovani a provare a giocare, siamo cresciuti molto anche grazie al calcio femminile. Abbiamo tante ragazze che giocano e proprio ora abbiamo un gruppo di bambine che si sta inserendo.”

Più che incentrarsi sui risultati sportivi, Burzigotti ci ha tenuto a rimarcare l’importanza di trasferire ai giovani atleti un certo tipo di cultura. “La cosa che mi rende maggiormente felice è che qui si sta ricreando quello che era il settore giovanile del Sansepolcro Calcio e si sta riprendendo il modo di lavorare di una volta. Il nostro modo di lavorare è ovviamente impostato sul far crescere i giovani nel divertimento, accrescendo la loro esperienza calcistica e mantenendoli in salute. Allo stesso tempo, però, fin quando arrivano da piccoli ciò che si deve creare è il giusto ambiente. Nella nostra ottica li dobbiamo pensare fin da subito come il rifornimento per la prima squadra. Li dobbiamo vedere come il futuro del Sansepolcro Calcio. 
Per me, come per l'altro responsabile Fabio Marzo e il coordinatore Omar Leminci, è fondamentale che il bambino cominci da subito a sentirsi parte di questa società. Da lì poi nasce la voglia di giocare e di fare allenamento. Di conseguenza ci si diverte di più, le famiglie hanno il piacere di seguire da vicino i ragazzi e tutti sono invogliati a venire a vedere la prima squadra. Se tutto questo movimento torna a unirsi, come sta succedendo, ne giova non solo la nostra organizzazione ma anche la città stessa. I biturgensi sentono una società vicina e che può dare qualcosa ai ragazzi del posto. Vedere quello che si è ricreato qua, con lo stadio pieno la domenica e la prima squadra che sta avendo risultati, è il frutto di un lavoro fatto su tutti i settori.” 

Un percorso di crescita che passa anche da un aspetto fondamentale come l’ammodernamento e la manutenzione degli impianti. “Il manto erboso del campo sintetico è stato rimesso a nuovo e il Buitoni ristrutturato. Quando un ragazzo arriva da noi, il solo trovarsi in una struttura accogliente e attrezzata è il primo passo che li invoglia a rimanere qua e a crescere. Per questo stiamo lavorando anche sul Sacro Cuore e prossimamente saranno fatti degli interventi al Campo Tevere.” 

Oltre a questo, c’è ovviamente anche da pensare al lavoro quotidiano con i ragazzi, sia fisico che tecnico. “Ai piccoli abbiamo affiancato una ragazza che si occupa della parte legata al lavoro motorio”, racconta Burzigotti. “Soprattutto con loro è importante allenare bene i movimenti e la coordinazione fin da subito, in modo che poi diventi tutto più semplice. Quando impari a controllare bene il corpo, riesci di conseguenza a controllare bene anche la palla. Sono dettagli da curare all'inizio, perché poi cambiare la corsa o il tipo di appoggio a un ragazzino di tredici o quattordici anni diventa più complicato. Oltre a questo abbiamo ovviamente tanti giovani allenatori del posto che si impegnano tantissimo nel lavoro prettamente calcistico.
I più piccoli ovviamente devono giocare, a volte anche quasi senza regole, perché devono essere liberi di esprimersi. Se il primo anno si divertono a giocare solo con le mani va benissimo, l’importante è che si sentano a loro agio, fra gli amici e in un posto che li fa star bene. Poi man mano che crescono gli dobbiamo dare le nostre indicazioni tecniche e soprattutto legate al gioco con la palla. Più loro si abituano a gestire il pallone, più miglioreranno sotto questo punto di vista.”

Il responsabile della Scuola Calcio ha anche parlato dell’impatto che il Covid-19 ha avuto sulle attività degli ultimi anni. “Alla fine il nostro è uno sport all’aperto e rispetto ad altri contesti è stato più semplice. Tra l’altro, gran parte del nostro lavoro è stato impostato proprio in piena pandemia, visto che io ho iniziato nell’estate del 2020. Il problema era però legato agli ambienti chiusi, come gli spogliatoi e le docce. Questo sembra marginale ma è un aspetto importantissimo. Già da quando hanno sei o sette anni, c’è bisogno che si cambino e facciano la doccia qui tutti insieme, sia per maturare delle abitudini di squadra sia per cementificare il gruppo. Però l’incremento di iscrizioni che c’è stato è sicuramente in parte legato anche al ritorno alla normalità post Covid. Dopo che per tanto tempo lo hai fatto stare a casa, se gli dai un pallone da calciare un bambino non può essere che contento.”         

Una delle più grandi sfide, per chi ha a che fare con le nuove generazioni, è rappresentata dalla necessità di adeguarsi al cambiamento delle loro abitudini e dei loro atteggiamenti. Da questo non è ovviamente esente lo sport. “La difficoltà principale è che una volta chi faceva calcio si dedicava prevalentemente solo a quello, mentre oggi i ragazzi ci affiancano tantissime altre attività”, spiega Burzigotti. “Con tutta questa differenziazione è facile perdersi. Ovviamente è importante che un giovane apprenda tante cose, ma è altrettanto importante portare fino in fondo gli impegni presi. Iniziare troppe cose per poi doverne abbandonare la metà è controproducente. Una lezione importante che dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi è che quando si prende un impegno lo si deve portare fino in fondo. Poi se alla fine dell’anno si capisce che il calcio non è la strada giusta, si cambia, però succede spesso che qualcuno se ne va, poi ricomincia, poi smette di nuovo. Questo è un comportamento da scoraggiare.”

“Oggi l’interesse per il calcio è cambiato”, conclude Burzigotti. “Anche una partita non di cartello in Serie A è diventata poco attrattiva. Di conseguenza, portare coinvolgimento per una realtà come la nostra è una sfida. Ricreare un senso di appartenenza nei nostri ragazzi è quindi fondamentale. Questi bambini devono capire che sono parte della società dal momento in cui arrivano. Già da piccoli li facciamo entrare allo stadio con la prima squadra, perché se per loro questo diventa un momento bello, poi sono invogliati a tornare a vedere le partite e a sentirsi parte di questo ambiente.” 

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La crescita dei ragazzi e l'importanza di mantenere viva una cultura spiegate dal responsabile Lorenzo Burzigotti