Le Scuole Calcio in vallata: Città di Castello e Madonna del Latte
Le parole dei responsabili delle giovanili tifernati sulla crescita dei ragazzi
Da sinistra: il responsabile della Scuola Calcio della Madonna del Latte Massimiliano Magi e i responsabili del settore giovanile del Città di Castello Nicola Nardi e Paolo Valori
“La Madonna del Latte è stata fondata da mio padre nel 1983 e quindi quest’anno compirà quarant’anni”, afferma il responsabile Massimiliano Magi. “Da cinque anni a questa parte abbiamo fatto la scelta di non proseguire con la prima squadra e di concentrarci unicamente sulla Scuola Calcio e quest’anno abbiamo toccato quota 250 bambini. Piccoli Amici, Pulcini e primo anno di Esordienti, quindi annate che vanno dal 2011 al 2016. Dal secondo anno di Esordienti passano poi al Città di Castello dove completano le giovanili. Questo ci ha permesso di focalizzarci esclusivamente all’avviamento allo sport. Abbiamo un impianto con tre campi di allenamento e un altro paio per le partite, visto che non è facile trovare lo spazio per un numero così alto di iscritti.”
Un incremento possibile anche grazie al sensibile sviluppo del calcio femminile. “Quest’anno abbiamo avuto quindici nuove bambine. Il fatto è che fino a poco tempo fa le donne non vedevano il calcio come qualcosa indirizzato anche a loro. Il solo metterne una sul cartellone pubblicitario ci ha portato tantissime iscritte in più, tanto che per la prossima stagione faremo uno stage solo per loro.”
Col cambiamento dello sport, c’è bisogno che anche gli allenatori si mantengano al passo coi tempi. “Da cinque anni siamo affiliati all’Academy dell’Empoli” rivela Magi. “Il loro responsabile metodologico ci fa visita quattro volte all’anno. Non è un accordo per permettere ai nostri giocatori di andare a giocare a Empoli, ma un percorso per gli istruttori. Metodologie nuove, tipologia di approccio ai bambini. Negli ultimi anni il cambiamento è epocale. Adesso non si fanno più palleggi o giri di campo, è tutto situazionale e votato al dinamismo. Per ogni fascia d’età l’approccio cambia completamente. Appena arrivato un bambino deve vedere tutto sotto forma di gioco. Poi, cominci a specializzare l’allenamento sulla coordinazione e sulle regole. Ogni gruppo ha la sua metodologia da seguire ed è molto importante lavorare a step, in modo da farli crescere già con la propensione al lavoro mirato. Poi, soprattutto in partita, è importante lasciargli autonomia e permettergli di risolvere da soli i problemi. In questo la collaborazione con l’Empoli ci ha aiutato molto.”
“La crescita dei ragazzi passa per forza di cose per la serietà e competenza con la quale lo staff tecnico porterà avanti la formazione e l’aggiornamento dei propri istruttori”, aggiunge il responsabile organizzativo del settore giovanile del Città di Castello Nicola Nardi. “Il calcio, anche a livello giovanile, è in continua evoluzione e sarebbe sbagliato non cogliere i cambiamenti in atto per quanto riguarda la metodologia di allenamento. Oggi devono essere sostenuti a ritmi più elevati rispetto a prima, perché il calcio si è evoluto anche nella velocità di esecuzione. Al tempo stesso ci ricordiamo che lo sport è anche divertimento e non solo il conseguimento di un risultato sportivo e per questo che gli istruttori, applicando le nuove metodologie di allenamento, renderanno le sedute meno noiose e più coinvolgenti.
“Mai come in questo periodo il settore giovanile diventa determinante per tutte le società di calcio” afferma Nardi. “Stiamo attraversando un periodo dove le risorse economiche da investire nello sport sono limitate e quindi diventa fondamentale riuscire a formare in casa almeno cinque o sei undicesimi dei futuri titolari della prima squadra. Per far ciò la società ha varato un programma di investimenti nel settore giovanile, che nel giro di un triennio potrebbe portare agli obiettivi prefissati. L’investimento non riguarda solo l’aspetto economico, ma sarà determinante la scelta degli istruttori che dovranno essere preparati e disponibili a portare avanti in maniera coordinata un unico programma che, pur sviluppandosi nei vari livelli di età, seguirà comunque una filosofia comune di insegnamento del calcio ed un unico obbiettivo finale.
Magi aggiunge: “In zona non è facile tirare su giocatori dal settore giovanile e spesso ci sono ragazzi che dopo il periodo da fuoriquota sono portati a smettere. La differenza giocare in Juniores e una prima squadra è enorme. Ci sono delle regole e dei sacrifici da fare e molti non sono disposti. Il paradosso dell’Alta Valle del Tevere è che abbiamo tantissimi bambini che iniziano e poi non riusciamo a fargli fare l’ultimo passo. Anche noi istruttori dobbiamo interrogarci in questo senso.”
Uno dei fattori che più hanno influito sulle abitudini dei ragazzi è certamente stata la pandemia, andando a influire anche nel loro modo di intendere lo sport. In merito a ciò, Nardi afferma: “Questo è uno dei motivi per cui abbiamo voluto aumentare il numero degli allenamenti, in modo che aggiungendoci la partita possano stare sui campi cinque o sei giorni a settimane. Non solo il Covid, ma anche la mancanza di spazi adeguati e i tanti interessi che sviluppano, hanno tolto ai ragazzi l'abitudine a giocare al di fuori dell'allenamento."
“Le difficoltà maggiori le hanno avute le categorie più grandi, perché alla loro età alcuni hanno avuto una sorta di disinnamoramento”, commenta il responsabile della Madonna del Latte. “Noi in realtà siamo stati avvantaggiati, perché da 120 bambini siamo passati a 250. La città ha capito che uno spazio sicuro all’aperto come questo è l’ideale, anche grazie alle tante iniziative di promozione che stiamo facendo.”
Un cambiamento nei giovani che va compreso e gestito, come dichiara Paolo Valori, responsabile tecnico del Città di Castello. “Adesso intervengono degli aspetti emotivi e psicologici che prima non c’erano. Oltre all’aspetto tecnico e tattico è importante anche quello gestionale. Anche noi siamo chiamati a sviluppare certe competenze direttamente sul campo. Per i ragazzi la pressione è aumentata e il calcio viene visto un po’ meno come un divertimento.”
Un mestiere, quello di chi allena i ragazzi, che comporta responsabilità, ma che regala ovviamente soddisfazioni. “Ce ne sono sia di natura tecnica che comportamentale”, commenta Valori. “Venendo a fare sport, tanti ragazzi possono interiorizzare determinate regole che a casa è magari più difficile seguire e per questo tanti genitori sono contenti. Il nostro obbiettivo primario rimane sempre quello di portare quanti più ragazzi possibile fino alla prima squadra
Magi conclude dicendo: “A livello sportivo puoi essere felice quando un bambino che cresce qui poi arriva a dei risultati sportivi, ma soprattutto se si dimostra educato e recettivo. L’obbiettivo non è vincere un torneo, ma farli crescere nel migliore dei modi.”