Calcio: la retrocessione del Città di Castello vista dall'interno

Il fallimento dell'annata biancorossa e le speranze di una pronta risalita

21 Maggio 2023
AC Città di Castello

La stagione dell’AC Città di Castello si è conclusa nel peggiore dei modi, con la retrocessione della squadra dalla Serie D all’Eccellenza.

Un’annata a due facce, iniziata con un ottimo girone d’andata finito con 25 punti e la squadra in zona playoff. La seconda metà del campionato dei tifernati si è però incanalata in un imbuto senza fine, conquistando appena 7 punti e terminando all’ultimo posto in classifica. 

“La retrocessione è arrivata del tutto inattesa, visto com’era iniziata la stagione”, ammette Renato Borrelli, responsabile dell’area comunicazione del Città di Castello. “Anche se, oggettivamente, negli ultimi mesi la piega era diventata poco incoraggiante. Il fatto che ci siano stati degli errori è evidente e tutti hanno avuto un crollo che lì per lì sembrava improvviso, ma che poi è diventato costante. A cavallo fra girone d’andata e di ritorno avevamo quattro partite su cinque in casa contro squadre abbordabili e in quelle gare abbiamo guadagnato un solo punto. Col senno di poi quello è stato un primo segnale della piega che stavano prendendo le cose, di cui però ci siamo accorti troppo tardi.”

E dire che, alla vigilia, le aspettative della piazza erano decisamente alte. “Quest’anno è entrata la nuova società di Arezzo rappresentata dal patron Piero Mancini e Paolo Cangi che ha assunto il ruolo di presidente. Persone piuttosto credibili che avevano grandi ambizioni. Sembrava ci fossero tutti i presupposti per far bene e la loro idea era quella di consolidarsi questo primo anno, dato anche l’alto livello del campionato, per poi tentare la scalata verso la Serie C dalla prossima stagione.”

Ovviamente le cose non sono andate secondo programma e con la stagione che cominciava a prendere una piega decisamente brutta, come sempre accade in questi casi, a farne le spese è stato in primis l’allenatore. “Quando eravamo ancora intorno a metà classifica si è deciso di passare da Alessandria a Machi, storica bandiera biancorossa e già allenatore della squadra quando questa aveva ancora la denominazione ‘Tiferno’. Una scelta che ha creato anche qualche dissidio interno, visto che c’era chi spingeva per un profilo esterno e chi preferiva un tecnico che già conoscesse l’ambiente. Alla fine ha prevalso quest’ultima linea, ma Machi è rimasto solo per quattro partite senza riuscire a portare nemmeno un punto. A quel punto potevamo solo richiamare Alessandria, che pur essendo tornato con tutte le migliori intenzioni ha conquistato solo due pareggi.”

Neanche i calciatori possono essere però tenuti fuori dalla lista dei fattori che hanno portato al disastro. “C’è stata una sequenza di infortuni e squalifiche piuttosto serie che hanno colpito molti degli elementi più importanti della rosa, anche dal punto di vista dell’esperienza”, spiega Borrelli. “Con i due portieri infortunati simultaneamente abbiamo dovuto richiamare Guerri che era fermo. La difesa è stata decimata, con Brunetti spesso fuori e Terzini sempre a mezzo servizio.”

Borrelli lamenta anche qualche lacuna dal punto di vista mentale. “In una squadra come la nostra, con tanti giovani, se quei pochi vecchi che ci sono non riescono a suonare la carica si entra in un vortice difficile da affrontare. Il capitano Gorini, su cui si puntava molto e che finora era sempre stato un elemento chiave, si è sciolto come gli altri. Un giocatore del livello di Calderini, che tutti pensavano potesse essere il fulcro della squadra, si è afflosciato insieme a tutti i compagni. La sua involuzione però è risultata più evidente per via della sua qualità ed esperienza. Si è immalinconito in questa situazione e ha finito per rimediare alcune squalifiche davvero pesanti ed evitabili. Il presidente è rimasto colpito dal comportamento di alcuni giocatori e l’allenatore a un certo punto ha perso il polso della situazione.” 

“A livello tecnico è mancato chi faceva gol”, afferma Borrelli quando gli si chiede il difetto principale della rosa del Castello, “un difetto evidenziato anche nella prima parte di campionato. A gennaio si è voluto acquistare un giovane ma che l’allenatore non ha mai preso in considerazione. Ci è mancato un finalizzatore su cui potersi appoggiare nei momenti di difficoltà e che un gol riesce sempre a trovarlo. Poi con le certezze difensive che sono venute meno per via dei tanti infortuni si è finito per essere vulnerabili da entrambe le parti del campo.”

“Esistono prospettive di ripescaggio”, spiega il responsabile comunicazione, “ma essere arrivati ultimi ci mette comunque in secondo piano rispetto al Trestina. Se ci fosse un posto libero, è probabile che sarebbero loro ad aggiudicarselo. Se c’è una possibilità proveremo comunque a perseguirla, anche perché la società ha impiegato tutti gli ultimi mesi a sanare le pendenze con i creditori create dalla precedente gestione. Un esborso di qualche centinaio di migliaia di euro che renderebbe assurdo portare a un disimpegno per via della retrocessione. Chiaramente quest’ultima è un grosso intoppo, perché risalire subito vincendo l’Eccellenza non sarà facile, ma ci sono forti ambizioni per ripartire.”

Ripescaggio o meno, ora la priorità per il club biancorosso deve essere quella di prendere spunto dagli errori commessi quest’anno per far sì che non si ripetano. “La prima mossa sarà quella di prendere un nuovo direttore sportivo. Fino a dicembre c’è stato Renato Vagaggini, un dirigente valido ma che ha abbandonato per motivi logistici. Col senno di poi si tratta di una figura di raccordo che nella seconda metà di stagione è mancata. Dalla sua uscita l’unico dirigente è stato Paolo Cangi, che ha dovuto lasciare la parte sportiva totalmente in mano allo staff tecnico e quando ci si è accorti che le cose stavano andando male era ormai tardi per rimediare.”   

Ancora più importante, per quanto complicato, sarà riavvicinarsi a una città ormai delusa. “La gente di Castello durante l’anno si è disamorata e non sarà facile riconquistarla. Qui c'è sempre molta diffidenza verso chi viene da fuori e i risultati di quest’anno non hanno potuto che rafforzare questa idea. Si vorrebbe al comando qualcuno del posto, che però non è possibile avere. Se non fosse arrivata questa dirigenza la società sarebbe nuovamente scomparsa, come successo già parecchie volte negli ultimi vent'anni. Certamente però sta a noi essere bravi a ricreare entusiasmo, soprattutto attraverso i risultati.”

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