Nuovo appuntamento questa sera a Città di Castello con "Mondovisioni"

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10 Maggio 2017
ttv

Prosegue stasera alle 21 a Città di Castello nella sala del Nuovo Cinema Castello (Ex Auditorium di Sant’Antonio). la quarta edizione di “Mondovisioni – I Documentari di Internazionale”, la rassegna di film documentari realizzata dall’associazione Cdcinema in collaborazione con l’assessorato tifernate alla cultura, con la prestigiosa rivista “Internazionale” e con CineAgenzia. Oggi è la volta di “Voyage en barbarie” un documentario francese del 2014 realizzato da Cécile Allegra e Delphine Deloget, avente come oggetto le migrazioni del popolo Eritreo alla volta della Somalia, del Sudan e di altre “terre promesse”. Teatro del filmato è il Sinai, luogo di transito per i viaggiatori diretti a Khartum, nonché territorio di caccia per i beduini impegnati nella tratta degli schiavi. Il business è semplice, spregevole e redditizio: i giovani vengono catturati da predoni armati, venduti a terzi e stipati in campi di prigionia. Qui, dove la condizione stessa di “essere umano” viene spogliata del proprio percepito comune, i detenuti vengono picchiati, marchiati e torturati. Il tutto avviene in diretta telefonica con le famiglie, dove le urla e lo strazio dei figli rappresentano il certificato di garanzia per la richiesta di un riscatto. A partire dal 2009 cinquantamila eritrei sono passati da qui e diecimila non ne sono mai usciti. La povertà, la fame e soprattutto la paura costringono gli Eritrei alla fuga. L’istinto di sopravvivenza li spinge a mettere a repentaglio la propria vita pur di raggiungere una meta che consentirà loro un’esistenza dignitosa.
Giovani, di buona famiglia, cristiani e in fuga da una dittatura, vengono rapiti durante la marcia verso il Sudan. Nel documentario tre sopravvissuti svelano una vicenda avvolta ancora dal silenzio, l’ennesimo dramma sulle rotte della migrazione. Voyage en Barbarie è un documentario diretto e senza fronzoli, ma al contempo molto doloroso. Doloroso nell’improvviso morso di coscienza dovuto alla totale non curanza riservata all’argomento; doloroso per il silenzio diffuso e qualunquista condiviso da tutti i più importanti mezzi di comunicazione; doloroso per l’occhio (le cicatrici e i corpi mutilati) e per l’udito, perché la gente che “prega di morire” non vorresti mai sentirla.

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