Stefano Bardini da Pieve, il “principe degli antiquari”

Ricorre quest'anno il centenario della morte dell'illustre valtiberino affermatosi a Firenze

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05 Novembre 2022
Stefano Bardini

Stefano Bardini (beniculturali.it, pubblico dominio)

“Il principe degli antiquari e l'antiquario dei principi”: così fu definito il collezionista d'arte Stefano Bardini, di cui ricorre quest'anno il centenario della morte. Era nato nel 1836 in Valtiberina, e precisamente a Pieve Santo Stefano, nella modesta famiglia del piccolo proprietario terriero Pietro Bardini e di Assunta Cianchi. Fu, tra i dodici figli di Pietro e Assunta, il minore dei tre che raggiunsero l'età adulta.

Della sua giovinezza a Pieve non molto è noto, e il suo nome è legato più di tutto alla città di Firenze, che iniziò a frequentare già dal 1854 come studente dell'Accademia delle Belle Arti. Per diversi anni dipinse, rivelando una buona capacità di adattarsi a una varietà di stili e ottenendo alcuni riconoscimenti. Ma nella seconda metà degli anni sessanta, dopo aver combattuto con Garibaldi come volontario nella Terza guerra d'indipendenza, capì che – se il mondo dell'arte era quello per cui era portato – non doveva frequentarlo come pittore, ma come collezionista e antiquario.

Ben presto, come spiega Anna F. Moskowitz (“Stefano Bardini – The Early Years”, in Studi Trentini. Arte n. 2, 2013), riuscì a costruirsi una fittissima rete di contatti dai quali fu particolarmente abile a ricavare continuamente informazioni per acquisti d'occasione. Bardini seppe muoversi con disinvoltura nel contesto particolarmente favorevole della Firenze dell'epoca. La città era infatti ricca di manufatti di valore, che circolavano a causa – ricorda Giovanni Signorini (“Le case straordinarie di Firenze”, Newton, 2022) – “delle ingerenze napoleoniche e ancor di più dell'eversione degli enti ecclesiastici” con le leggi sulla soppressione degli ordini religiosi e la confisca dei loro beni; ancora, era il periodo “dello sventramento del vecchio centro storico per far posto agli edifici di Firenze capitale”, e in più non vi erano norme a tutela del patrimonio artistico. In questo contesto l'attività di Bardini di restauro e vendita di opere in tutto il mondo ebbe un successo tale da fargli acquisire grandissima ricchezza e grandissima fama.

La sua capacità di intessere relazioni lo portò a sempre più intensi legami con i principali collezionisti e i principali musei del mondo. Sono non a caso moltissimi, oggi, i musei che espongono opere d'arte passate per le mani di Stefano Bardini. Che nel 1880 diede vita al proprio museo privato in Piazza dei Mozzi, in un ampio complesso di locali che aveva acquistato, tra cui l'ex convento di San Gregorio alla Pace.

Alla propria morte, nel 1922, Bardini divise il proprio grande patrimonio lasciandone parte ai due figli Emma e Ugo, riconosciuti al di fuori del matrimonio, e parte al comune di Firenze, a cui destinò il museo. La struttura è ancora oggi attiva e ospita miglia di oggetti d'arte di svariate tipologie.

Scala all'interno del Museo Bardini (foto Sailko, CC BY-SA)
Scala all'interno del Museo Bardini (foto Sailko, CC BY-SA)

Nella città di Firenze sono state numerose le iniziative dedicate a Stefano Bardini nel centenario della morte, alcune delle quali in programma anche nello scorcio finale dell'anno. Tra queste, è visitabile fino al 20 novembre al Museo Bardini la mostra Officina Bardini, dedicata all'attività imprenditoriale del collezionista e antiquario e di suo figlio Ugo, che ne proseguì il lavoro. Tutti i sabati di questo mese, inoltre, sarà possibile partecipare alla Passeggiate Bardini, percorsi che toccano suggestivi luoghi legati al nome di Bardini partendo dal Ponte alle Grazie per risalire la collina di Montecucco e arrivare al castello di Torre del Gallo. L'8 novembre e l'11 dicembre sono invece in calendario gli appuntamenti conclusivo del ciclo di incontri di approfondimento dal titolo Il mondo Bardini.

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Ricorre quest'anno il centenario della morte dell'illustre valtiberino affermatosi a Firenze