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“Oggi, 80 anni fa”: le rappresaglie tedesche

Incapaci di annientare le bande partigiane, gli occupanti prendono di mira la popolazione. La nuova puntata del “Diario del 1944”

Le vittime di Serra Partucci

Come risposta al ferimento di un militare tedesco, un reparto germanico fucila 5 uomini a Serra Partucci, presso Umbertide. Sono tre contadini, un sarto e uno studente, di età da 17 a 30 anni. Una lapide e cinque cipressi, sul luogo dell’esecuzione, ricordano la loro morte.

Lo stesso giorno, a Palazzo del Pero, nella valle del Cerfone, cadono vittime di un’altra rappresaglia 10 uomini, tra cui 4 partigiani. I civili fucilati sono contadini che stanno mietendo il grano vicino al luogo dove sembra sia stato ucciso un tedesco. I partigiani della “Pio Borri” vorrebbero, come contro-rappresaglia, uccidere 20 tedeschi prigionieri; ma il comando riesce a evitare che si inneschi una spirale di ulteriore violenza e imbarbarimento.

Incapaci di annientare le bande partigiane, che riescono a sfuggire agli accerchiamenti e a trovare nuovi rifugi, i tedeschi prendono di mira la popolazione. Nel punirla per il suo sostegno alla Resistenza, sperano che il timore di ulteriori rappresaglie la induca a recidere lo stretto legame con i “ribelli”.

Due giorni dopo, nel corso di un rastrellamento, i tedeschi catturano 5 giovani oltre il valico della Scheggia, sulla strada da Anghiari verso il Casentino. Quattro di essi – Tommaso Calabresi, Pasquale Checcaglini,  Francesco Franceschi ed Enrico Riponi – sono di Monterchi. Hanno da 18 a 20 anni. Intendono unirsi ai partigiani e hanno appena prelevato delle armi ad Anghiari. Vengono impiccati con il filo di ferro. Le salme rimangono appese al capestro diversi giorni; un cartello invita i soldati germanici di passaggio a sparare addosso a quei bersagli inermi.

Per approfondire: Storia tifernate. I giovani impiccati al Passo della Scheggia

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