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Oggi, 80 anni fa: la fuga dei fascisti, Pietralunga è “zona libera”

Chi è maggiormente compromesso col regime comincia ad avere paura, scappano i massimi gerarchi di Città di Castello e Sansepolcro

Partigiani della “San Faustino”

La guerra incombe sempre più sulla valle. Un bombardamento di Arezzo provoca la chiusura del servizio ferroviario per l’Alta Valle del Tevere, che piomba nell’isolamento. Di lì a poco ci penseranno i tedeschi, con le loro mine, a dare il colpo di grazia alla ferrovia. 

Con l’entrata degli Alleati a Terni, il fronte bellico si sta avvicinando. Chi è maggiormente compromesso con il fascismo comincia ad avere paura. Il 13 giugno abbandona Città di Castello Orazio Puletti; due giorni dopo fugge da Sansepolcro Renato Bizzarri: sono i massimi gerarchi fascisti delle due città. 

La popolazione è ormai in balia dei tedeschi. Considerano la valle un territorio di immediata retrovia, da tenere sotto controllo con il massimo rigore. Non si fanno scrupoli verso gente che, specie nelle campagne, sentono per lo più ostile. A metà giugno uccidono 14 persone tra Chiusi della Verna e la strada per Pieve Santo Stefano. È l’inizio di una impressionante scia di morte. 

Intanto i partigiani della Brigata “San Faustino” rioccupano Pietralunga. Il 18 giugno rimuovono i funzionari nominati dal regime fascista e nominano sindaco Luigi Pauselli. Si torna a respirare aria di libertà. Per qualche settimana, Pietralunga è “zona libera” e base della “San Faustino”. Nuove reclute ne ingrossano i ranghi. Da Pietralunga i partigiani partono per azioni di sabotaggio delle vie di comunicazione e per attacchi agli automezzi germanici. È proprio ciò che chiedono gli Alleati: “Fate tutto quanto è possibile per distruggere, ritardare, ingannare il nemico. Il lavoro da voi compiuto è buono: raddoppiate i vostri sforzi”. 

Per approfondire: Storia tifernate. Il territorio libero di Pietralunga

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