Il museo Malakos centro di ricerca internazionale

Da una settimana il polo tifernate ospita un team di esperti provenienti da tutta Europa

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22 Maggio 2022
malakos

Gli studiosi coinvolti nel progetto “CORSICA-Malakos 2022”

Il museo malacologico “Malakos” capitale europea delle conchiglie. Da una settimana il polo scientifico-museale tifernate è divenuto base internazionale di studi e ricerche scientifiche legate alla biodiversità mediterranea. Le diverse attività vedono coinvolto un team di esperti provenienti da tutta Europa e coordinato dal professor Philippe Bouchet, tra i massimi esperti nel settore della malacologia.

Il progetto "CORSICA-Malakos 2022” ha visto un’intensa prima settimana di studi per i tanti ricercatori coinvolti, in quella che tra gli addetti ai lavori viene definita come un’iniziativa senza precedenti. L'incontro fa parte di un programma di ricerca, coordinato dal Museum national d'Histoire naturelle di Parigi. Per questo progetto sono state svolte tre campagne oceanografiche in Corsica, nel maggio 2019 (costa settentrionale), ottobre 2020 (costa meridionale) e maggio 2021 (costa orientale). Nel corso delle campagne, sono stati raccolti ingenti quantità di dati e campioni per la biologia marina mediterranea, grazie a team di decine di persone impegnate sia in mare a campionare, sia a terra a smistare, identificare e preparare dati e campioni raccolti.

L'obiettivo del programma è quello di adottare un nuovo approccio all'inventario della biodiversità, sviluppato e standardizzato negli ultimi decenni soprattutto nelle aree tropicali degli oceani Indiano, Pacifico ed Atlantico. “Questo approccio – sottolinea, Marco Oliverio, biologo e direttore del dipartimento di biologia e biotecnologia della Sapienza di Roma – richiede uno sforzo logistico notevole per la raccolta intensiva di dati e campioni, e successivamente unisce approcci tradizionali per lo studio dei campioni con l'uso di metodi e tecnologie di ultima generazione come ad esempio la genetica e la genomica”.

L'obiettivo del workshop "CORSICA-Malakos 2022" è quello di riunire davanti ai campioni e ai dati di molluschi (chiocciole, patelle, vongole, e tutti i loro numerosissimi parenti) raccolti sul campo, un gruppo di specialisti di questi animali per procedere in maniera collaborativa all'identificazione degli stessi, utilizzando sia lo studio morfologico degli esemplari, sia i dati derivati dal sequenziamento del DNA di oltre 4.000 campioni.

Le peculiarità del team sono da una parte il carattere internazionale, con rappresentanti da Francia, Spagna e Italia; ma molto più interessante il fatto che gli specialisti sono in minima parte dei ricercatori universitari o museali, e in gran parte dei 'dilettanti', cioè persone che nella vita professionale fanno altro ma hanno acquisito per passione, competenze nel riconoscere le specie di molluschi, che quasi sempre superano di gran lunga quelle dei 'professionisti', i quali invece provvedono i dati genetici e il framework scientifico alle operazioni.

“Non poteva esserci posto migliore per un'operazione come questa, del Museo Malakos – prosegue Oliverio – da tanto tempo ormai posto di elezione per quella che viene chiamata "Citizen Science", la scienza fatta da e con i cittadini. Abbiamo così ad esempio un enologo, un ex militare, un grafico, un orefice, un informatico, un ingegnere, un dietista, che discutono animatamente davanti a delle microscopiche conchiglie (di 2-3 mm di lunghezza) la cui identità viene svelata solo unendo le informazioni dalla loro morfologia, con le sequenze di DNA ottenute dai biologi dai tessuti delle ancor più microscopiche chioccioline che le abitavano”.

Conclusa questa prima fase, si replicherà con ricerche e analisi di dati il prossimo 28 e 29 maggio, dopodiché il team di esperti internazionali tirerà le somme di una spedizione unica, mai fatta in questi termini. “Ospitare gli specialisti del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi e collaborare con il più importante centro di ricerca del mondo per la malacologia è una cosa che non avrei mai osato sognare. Ci sono tante strutture universitarie in Italia e vari musei che si occupano di questa materia ed aver scelto proprio noi è una delle più grandi soddisfazioni che io e le mie due insostituibili collaboratrici potevano avere; vuol dire che, se pur il nostro museo è giovanissimo, abbiamo lavorato bene”, ha dichiarato il professor, Gianluigi Bini, 70 anni, biologo fiorentino trapiantato da oltre 20 anni a Città di Castello, fondatore nel 2005 di “Malakos”, affiancato dalla dottoressa Debora Nucci,  Biologa, responsabile della direzione operativa del museo e di tutte le iniziative didattiche, e della dottoressa Beatrice Santucci (Naturalista e Biologa dell’Evoluzione) che da oltre un anno si occupa della ricerca, appena terminata la prima settimana di studi nel corso di un incontro con il sindaco di Città di Castello e l’assessore alla Cultura.

Il Museo Malakos

È la collezione privata di conchiglie più grande d’Europa, con circa 600mila esemplari catalogati. Il museo presso Villa Cappelletti è il frutto del lavoro decennale del biologo Gianluigi Bini, fiorentino di nascita ma tifernate d’adozione, che ha raccolto e studiato circa 15mila specie diverse, provenienti da ogni angolo del mondo, dal Polo Nord al Mare Adriatico. Il Museo. Malakos, a piano terra di Villa Capelletti, nel complesso del Centro delle tradizioni popolari “Livio Dalla Ragione” si compone di quaranta teche e quasi 3.000 esemplari, disposti come un viaggio esplorativo del mondo attraverso le conchiglie di tutti i mari. La sezione di biologia introduce al mondo dei molluschi con le loro incredibili curiosità; la sala di paleontologia ricostruisce come si è formata la terra con esemplari di invertebrati del lontano passato. Le sale di biogeografia illustrano la fauna e le abitudini di vita di ogni mare. Inoltre le teche propongono ambienti inusuali come i pericolosi mangrovieti e le zone abissali, esemplari curiosi come lumache di terra dalle dimensioni decisamente extralarge e predatori marini dal veleno mortale. Malakos ospita al suo interno anche un’imponente barriera corallina, ricostruita da materiali di un sequestro del corpo forestale dello stato con specie mai viste.

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