Andrea Riccardi: “Coraggioso chi parla di pace”

Premio Pieve, vince la memoria della “vita breve e struggente” di Ado Clocchiatti

19 Settembre 2022
Premio Pieve 2022

Andrea Riccardi sul palco di Pieve Santo Stefano con il conduttore Guido Barbieri

La 38esima edizione del Premio Pieve Saverio Tutino, dedicata ai “cercatori di pace”, si è conclusa con l’assegnazione del riconoscimento al diario Addio patria matrigna. Autore il friulano Ado Clocchiatti, classe 1883, che durante la Prima guerra mondiale decise di raccontare la propria vita, che si sarebbe conclusa nel 1918 a causa della febbre spagnola.

Una vita caratterizzata dall’estrema povertà, che lo costrinse a lasciare “l’amata scuola” a dieci anni per separarsi dalla famiglia e subire maltrattamenti, fame e sfruttamento per mano di connazionali che gestivano il lavoro minorile in Germania e in Austria. La memoria di questa “vita breve e struggente” – si legge tra l’altro nella lunga motivazione del Premio – è “scritta con una intensità che coinvolge e commuove”, e in essa “emergono la saggezza e la rassegnazione di un vinto che sa di non poter cambiare il proprio destino”. Un destino che “non vuole dare tregua ad Ado”, la cui testimonianza, tuttavia, “brilla per profondità e umanità e riscatta la brutalità dell’esistenza a cui è stato condannato”.

A ritirare il premio è stato il nipote di Ado Clocchiatti, Sandro, che ha sottolineato il potere dei diari di superare il tempo: “Leggendo quello di mio nonno e guardando le sue foto – ha detto – adesso sono convinto di averlo conosciuto e addirittura di riuscire a comunicare con lui”.

L’evento di chiusura della rassegna, condotto da Guido Barbieri, ha visto la lettura di brani di tutti gli otto diari finalisti, accompagnata dalla testimonianza dei rispettivi autori o di figli e nipoti di coloro che non ci sono più.

Uno dei momenti più significativi della giornata è stata la consegna del Premio Città del Diario ad Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, da sempre al lavoro per la pace. “Chi parla di pace – ha detto – è tacciato di velleitarismo o di essere un traditore, invece chi parla di pace è coraggioso e audace, perché il conformismo oggi è rassegnarsi a una politica internazionale in cui non contiamo niente e il gioco è nelle mani di cinque signori della guerra e della pace”.

Rifacendosi al tema dell’edizione di quest’anno del Premio Pieve, Riccardi si è detto “molto contento che si parli di pace, perché in questo tempo la stessa parola pace è stata archiviata e ci siamo rassegnati a vivere con tante guerre aperte. Invece – ha spiegato – la pace ha bisogno di cercatori che sentano l’inquietudine della fragilità della pace, perché bisogna prevenire la guerra: io la chiamo pace preventiva”, ha detto ribaltando il concetto di guerra preventiva. “E la pace – ha aggiunto – ha bisogno di mediatori, non di intermediari, cioè gente che individui quell’interesse comune generale, quel bene comune che è stare in pace”.

Da Riccardi apprezzamento anche per l’esperienza e il ruolo dell’Archivio dei Diari: “Nell’egocentrismo che si sviluppa in questo nostro mondo globale – ha sottolineato – abbiamo perso il senso della vita degli altri, e i diari ci ridanno lo spessore del vissuto, per questo è una ricchezza avere a Pieve questo piccolo grande tesoro”.

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