Una mostra fotografica per il lavoro degli studenti agli scavi di Gravisca

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22 Gennaio 2020
Trentadue studenti del Liceo Plinio il Giovane impegnati in un importante scavo nel sito di Gravisca ed ora da quell’esperienza è nata una mostra fotografica allestita alla Galleria delle Arti a Città di Castello.

E’ stata inaugurata nei giorni scorsi la mostra fotografica «Da Gravisca a Tifernum Tiberinum-La Venere dei porti – un racconto per immagini» che nasce dalla volontà di condividere con la cittadinanza l’esperienza di 32 studenti del Plinio agli scavi di Gravisca a Tarquinia nell’ambito dei percorsi per l’orientamento (ex Alternanza Scuola Lavoro).

L’area di Gravisca è sede di un importante santuario emporico, attorno al quale l’Università di Perugia sta lavorando ormai da decenni con il professor Lucio Fiorini del Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale, tifernate doc, ex liceale e responsabile degli scavi di Gravisca.

Lo steso Fiorini ha spiegato il titolo della mostra: «L’apertura dell’emporio di Gravisca significò la creazione di un’area protetta dove i mercanti greci potevano scambiare i propri prodotti sotto la tutela di divinità, in primis Afrodite. Un tempio dedicato a Venus Victrix doveva sorgere invece a Tifernum Tiberinum (Città di Castello) dove il culto della dea doveva essere in un’area a sud dell’attuale ponte del Tevere, luogo in cui è stata ritrovata un’iscrizione ora conservata nella sala Consiliare del palazzo comunale. Perciò lo sfondo comune è il porto, marittimo per Gravisca, fluviale per Città di Castello. Inoltre gli studenti tifernati ci hanno aiutato nel ritrovamento di una strada locale commerciale», ha aggiunto il professor Fiorini.

La mostra, che rimarrà aperta fino al 5 febbraio prossimo e che sarà visitabile anche  dalle scuole è frutto della voglia degli studenti di avvicinarsi all’archeologia con una serie di immagini da loro scattate e selezionate.

Il dirigente scolastico, professoressa Eva Bambagiotti, ha ringraziato Luigi Amadei titolare della Galleria e i professori che si sono alternati nelle due annualità del progetto e tutti i ragazzi che «hanno dimostrato di sapersi mettere in gioco, di avere coraggio, di saper lavorare in team e di faticare per ottenere dei risultati».

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