Terremoto, INGV esamina la storia della piana di Umbertide

“In passato intensità anche maggiori, istituzioni e popolazione ne tengano conto”

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17 Marzo 2023
Ingv Umbertide

Epicentri dei terremoti localizzati in un raggio di 20 km da Umbertide secondo il Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani CPTI15 (INGV, CC BY 4.0)

A seguito delle scosse dello scorso 9 marzo, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) ha pubblicato in questi giorni una ricostruzione storica degli eventi sismici nella piana di Umbertide. Gli autori, Viviana Castelli e Filippo Bernardini dell’INGV di Bologna, sottolineano come tale area sia stata epicentro di terremoti di un certo rilievo sia in tempi recenti (4.8 Mw il 10 luglio 1996), sia in epoche più lontane (5.3 nel 1593, 4.9 nel 1828, 5.1 nel 1865).

Sugli effetti di queste scosse più distanti nel tempo non sono ancora state effettuate ricerche mirate, mentre diverso è il caso del terremoto del 29 aprile 1984 (Mw 5.6), responsabile – spiegano Castelli e Bernardini – “dell’unico effetto macrosismico storico fin qui noto per la località di Pierantonio, valutato pari al grado VII MCS” (cioè della scala Mercalli-Cancani-Sieberg, che misura l’intensità sulla base dei danni prodotti; il grado VII corrisponde a una scossa definita molto forte).

Umbertide si trova inoltre in un raggio di 20-30 chilometri da altre aree sismiche “storicamente ben conosciute”, come il bacino di Gubbio, l’area di Gualdo Tadino-Nocera Umbra e l’Alta Valtiberina. Proprio terremoti con epicentro in Alta Valtiberina – ricorda INGV – hanno determinato “i massimi effetti sismici storicamente documentati a Umbertide”, con il grado VII MCS raggiunto in occasione del terremoto di Monterchi-Citerna del 26 aprile 1917 (6.0 Mw).

“Le conoscenze attualmente disponibili sono assai lacunose”, spiegano Castelli e Bernardini, ribadendo come ciò non rispecchi “un’assenza di terremoti ma piuttosto le lacune delle ricerche fin qui svolte su questo limitato perimetro del territorio umbro”.

Nell’esaminare questi dati, gli studiosi sottolineano che sebbene le intensità note nell’area restino al di sotto del grado VIII MCS, “non si può escludere a priori che in futuro possano verificarsi risentimenti sismici più gravi”. Inoltre “intensità attorno al grado VII MCS, come quelle storicamente attestate nella zona, sono comunque ben più forti di quelle osservate a seguito delle scosse di questi giorni e, anche se non comportano effetti catastrofici e distruttivi, implicano danni diffusi e anche significativi agli edifici”.

Da qui un invito: “Sia le popolazioni che gli amministratori locali dell’area dovrebbero essere consapevoli di questa possibilità ed è auspicabile che le istituzioni e i gruppi di volontariato locali scendano in campo, per esempio nell’ambito delle iniziative della ormai affermata campagna d’informazione Io non rischio promossa dal Dipartimento della Protezione civile in collaborazione col mondo della ricerca e del volontariato.”

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“In passato intensità anche maggiori, istituzioni e popolazione ne tengano conto”