San Giustino ricorda il sacrificio di Pasquale Crociani e Ortensio Gabrielli
Domenica 18 agosto la deposizione di corone nei luoghi della fucilazione, poi il 25 l’anniversario della liberazione
Pasquale Crociani
Storie di guerra, piccoli e grandi fatti legati a quel periodo che rimangono impressi fra i ricordi della gente del posto. Episodi tragici sui quali si dividono a volte anche le versioni di chi le racconta. Domenica 18 agosto, a distanza di 80 anni esatti, San Giustino ricorderà il sacrificio di Pasquale Crociani, il contadino ucciso nella mattinata di quel giorno alla pineta del Roccolo, il colle che sovrasta il paese. E insieme, anche il sacrificio di Ortensio Gabrielli, giustiziato perché disse di no alla deportazione. Domenica 25 agosto, invece, con un incontro nella sala consiliare, San Giustino ricorderà l’80esimo della liberazione, avvenuta il 23 agosto 1944 proprio come Pieve Santo Stefano.
L’episodio di Crociani è riportato dal professor Alvaro Tacchini in “Storia Tifernate e altro”, evidenziando anche i soli 40 anni di età (40 e mezzo per l’esattezza) che aveva Crociani, essendo nato ad Anghiari il 6 gennaio 1904 e residente in quel momento a Castellina, località del Comune di San Giustino; Pasquale aveva sposato Maria Annunziata Procelli e faceva parte di un gruppo composto da 10-12 giovani di San Giustino che, stufi di subire le prepotenze degli occupanti tedeschi, avevano recuperato alcuni moschetti. Si erano messi all’inseguimento di soldati che avevano picchiato un uomo, quando ebbero la sfortuna di imbattersi in una pattuglia tedesca.
Fra i giovani locali c’era anche Pompeo Bicchi, che ricorda bene quanto avvenne: “Arrivati nel mezzo della pineta, fummo tutti bersagliati da un nutrito fuoco di armi automatiche: avevamo di fronte un’intera pattuglia tedesca in assetto di combattimento. Ci difendemmo alla meglio con le armi disponibili e con bombe a mano per circa due ore. Vista l’impari lotta, ci sparpagliammo in ritirata”. Il gruppo di San Giustino non era da configurare come vera e propria banda partigiana, bensì come un’aggregazione spontanea e improvvisata, ma spinta dalla voglia di ribellarsi ai soprusi e alle violenze dei tedeschi. Così la comunità locale si sarebbe espressa: “A San Giustino non ci furono durante il periodo fascista o in quello successivo dell’occupazione tedesca dei gruppi partigiani organizzati o dei nuclei attivi di propaganda antifascista o antinazista, perché nei momenti cruciali la popolazione dispersa negli sfollamenti delle campagne e la disinformazione generale causavano l’impossibilità di creare delle unità di lotta capaci di un qualche effetto”. A Pasquale Crociani è stata intitolata la piazza davanti alla sede del municipio di San Giustino, da dove un tempo iniziava la statale 73 bis (via Anconetana) e da dove tuttora si accede al Castello Bufalini e al vecchio nucleo del paese attraverso via Garibaldi. Invece che piazza, il luogo è chiamato per l’esattezza largo Crociani.
Pochi giorni prima, il 12 agosto 1944, era stato fucilato Ortensio Gabrielli, per aver rifiutato la deportazione assieme ad altri abitanti della località di Ca’ di Ghezzi, a Parnacciano. Un cippo commemorativo è stato posizionato lo scorso anno sul punto esatto nel quale venne giustiziato Gabrielli, a cura del Comune e della locale sezione Anpi, a ricordo di questa figura dichiaratamente antifascista. Alvaro Tacchini, sempre in “Storia tifernate e altro”, ricorda i fatti della deportazione avvalendosi dlela narrazione di Ines Burattini, che allora aveva solo 21 anni: “Una notte sentimmo un gran chiasso, arrivarono dei soldati: ‘Cinque minuti, rauss!’. I tedeschi ci dissero di prendere la nostra roba. Noi si prese giusto dei vestiti, avvoltolati in fagottini. Poi a piedi, di notte, si partì per Bocca Trabaria. Ci aggregarono alla gente di Valdimonte, saremmo stati un centinaio. Con noi c’era un vecchio di 92 anni: per due volte scappò ai tedeschi, che per due volte lo andarono a riprendere. C’era anche il prete di Valdimonte, che era zoppo e ogni tanto si fermava. Anche una donna che aveva da poco partorito, con altri figli. Uno si addormentò in una sosta e lo perse; lei disperata si mise a urlare. Lo ritrovarono. Si era tutte donne e bambini, tranne il prete e il vecchio”.
Un anziano si oppose alla deportazione. Racconta Teresa Landucci, che nel 1944 aveva appena 5 anni: “I tedeschi lo ammazzarono col fucile vicino a un ponte perché si rifiutava di andare con loro e li aveva presi a male parole”. Si chiamava Ortensio Gabrielli; aveva 81 anni”. In attesa di pubblicare la prossima settimana il programma delle celebrazioni per l’anniversario della liberazione, la prima delle due giornate di commemorazione – quella di domenica 18 agosto – vedrà il sindaco Stefano Veschi; la presidente dell’Anpi sangiustinese, Mari Franceschini e il professor Paolo Ba’, insieme alle associazioni combattentistiche, deporre corone in largo Crociani alle 9.30, al Parco del Roccolo (luogo dell’uccisione di Crociani) alle 10 e a Ca’ di Ghezzi (dove avvenne l’esecuzione sommaria di Gabrielli) alle 11. Furono in totale 15 le vittime civili della guerra nel Comune più a nord dell’Umbria, ultimo in ordine cronologico ad essere liberato, di cui 5 caddero vittime di esecuzioni sommarie condotte dalle truppe nazifasciste, mentre quattro sangiustinesi e un citernese morirono deportati a Mauthausen e Buchenwald. Erano stati prelevati l’8 giugno 1944, passato alla storia come il “giorno dell’inganno”, in quanto queste persone e altre della zona erano state fatte salire sui camion con la garanzia che sarebbero andate in Germania per lavorare e invece finirono nei campi di concentramento; alcune – anche di San Giustino - riuscirono a salvarsi, altre purtroppo ci rimisero la vita e, come vedremo sotto, anche in giovanissima età.
Le vittime di San Giustino, tutte internate a Mauthausen, furono il maestro elementare Raffaello Fabbrini, che aveva 50 anni e poi tre ragazzi: lo studente universitario Alessandro Rossi, che non aveva compiuto 23 anni; l’altro studente universitario Duilio Rubechi, che di anni ne aveva poco più di 21 e Piero Simoncioni, insegnante di 26 anni. Di Citerna era Luigi Romanelli, 35 anni, morto a Ebensee, in Austria. A questi va aggiunto un quinto sangiustinese, Angiolo Bruschi di 39 anni, catturato a Sulmona nell’ottobre del 1943 e morto a Buchenwald nel febbraio del 1944.