Proroga della concessione a Nuove Acque: "Rammarico per quanto deciso in assemblea AIT a Firenze"

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24 Gennaio 2018

L’assessore ai Beni Comuni Marconcini interviene dopo la proroga della concessione a Nuove Acque dal 2024 al 2027, sostenendo come questa decisione è stata presa senza una minima discussione politica e senza valutare altre possibili soluzioni. Segue il comunicato stampa del comune di Sansepolcro. 

“Siamo assolutamente delusi dell'ultima riunione fiorentina dell'Assemblea dell'AIT che ha ratificato la proroga della concessione a Nuove Acque dal 2024 al 2027 senza esaminarne né il contenuto né l'iter di approvazione, ma soffermandosi prevalentemente sull'esito della votazione della scorsa Conferenza Territoriale di Arezzo. Questa, lo ricordiamo, aveva accolto favorevolmente la proposta della proroga. Tuttavia tale verdetto sarebbe cambiato nettamente se, come succede in altre assemblee come quella dell'ATO-Rifiuti, ogni voto espresso fosse stato ponderato al peso demografico dei vari comuni: se si fosse considerata la popolazione rappresentata, infatti, non l'avrebbe spuntata il Sì (36%) ma il No (46%).

In Assemblea ha prevalso l'inerzia della votazione precedente e la maggior parte dei sindaci ha preferito non analizzare i principi e le implicazioni connesse alla proroga. Peccato perché i comuni più lontani, non essendo direttamente interessati dal piano degli investimenti, avrebbero potuto fare una valutazione più neutra ed imparziale. Ma così non è stato e questo non può non farci sorgere la seguente domanda: che senso ha portare in Assemblea certe discussioni se poi alla fine si sceglie di rimettersi a decisioni già prese?

Oltre alla scelta di non effettuare una riflessione autonoma, la maggior parte dei sindaci ha pure respinto la proposta di rinviare l'approvazione della proroga di due mesi, in maniera tale da poter portare la discussione nei vari consigli comunali: due mesi, un tempo davvero minimo se si considera che stiamo discutendo di una concessione che da contratto sarebbe scaduta fra sei anni... Aspettare 60 giorni non avrebbe cambiato nulla, ma per pochi voti l'Assemblea ha deciso di non concedere ai comuni la possibilità di compiere questa opportuna discussione.

In definitiva, dopo un intenso dibattito la proroga è stata ratificata e perciò ormai è davvero definitivo: senza che ci sia stata una minima discussione politica e senza la possibilità di valutare altre eventuali soluzioni, Nuove Acque gestirà il nostro servizio idrico fino al 2027 (e non fino al 2024 come previsto dal contratto del '99). Una decisione che avrà ripercussioni pesanti e durature per il nostro territorio, avallata dai più a suon di slogan demagogici: in merito a ciò credo basti riassumere quanto dichiarato da alcuni sindaci – come quelli di Foiano della Chiana, Montepulciano e Bibbiena – che hanno ribadito che la proroga a Nuove Acque è stata pensata ed approvata per il bene dei cittadini.

Ma con quale criterio certi sindaci pensano di interpretare il “bene per i cittadini” quando questi ultimi hanno manifestato, per mezzo di un referendum, un indirizzo di senso diametralmente opposto a quello della proroga? Oltre ai comitati per l'acqua pubblica, inoltre, nelle ultime settimane si sono opposti pubblicamente alla proroga tutte le categorie economiche del territorio aretino (Cia, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e Confindustria), il mondo dell'associazionismo (a partire dalle reti Arci ed Acli) e quasi tutti i partiti politici, compreso il Partito Democratico che in alcune città, come Arezzo e Sansepolcro, ha criticato apertamente questa proposta: in una situazione come questa, con quale logica (e coraggio) è possibile parlare di bene per i cittadini?

La realtà è che i cittadini, in maniera diretta o per mezzo di chi li rappresenta, hanno compreso il senso, i principi e le disposizioni tecniche della proroga e semplicemente non la vogliono. Che la vecchia politica non sia in grado di cogliere certi orientamenti ci sta, ma distorcere totalmente un'inequivocabile volontà popolare per coltivare i soliti interessi di pochi rende il tutto davvero frustrante.

Unica nota positiva: questa volta, nelle due votazioni fatte, la differenza tra i comuni che difendono l'attuale modello di gestione idrica e quelli che invece vi si oppongono per cambiarlo, la differenza espressa in termini di voti è stata molto meno marcata del solito.”

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