Probabile l'arrivo dell'obbligo di utilizzo del bancomat anche per professionisti e lavoratori autonomi

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08 Agosto 2017

Il governo avrebbe intenzione, con un decreto, di rendere obbligatorio l’utilizzo della moneta elettronica per commercianti, professionisti e lavoratori autonomi in generale. Previste sanzioni per chi non si adegua. Beninteso, i consumatori avranno sempre il diritto di tirar fuori il proprio bancomat, o carta, per pagare il conto. Diciamo subito che il pagamento con il chip è il futuro. E che, al di là delle solite affermazioni governative sui provvedimenti contro l’evasione fiscale, è molto più conveniente sulla carta, sia per chi paga sia per chi incassa, venir soddisfatti con un bancomat invece che con la cartamoneta. Gestire il contante ha un costo (8 miliardi, si calcola) e comporta alti rischi (non solo rapine, ma anche smarrimento). Eppure le cose non sono così semplici. L’obbligo del bancomat infatti diventerà l’ennesima tassa italiana. E sarà una imposta regressiva: cioè sarà tanto più pesante, quanto più basso sarà il fatturato. Le banche per svolgere il servizio di moneta elettronica si fanno pagare. In genere una commissione percentuale sulla transazione e una fissa per la tenuta dell’apparecchio elettronico. Se i nostri politici lavorassero per qualche mese in una bottega, in un’officina o semplicemente compilassero una fattura per la propria attività professionale, forse si renderebbero conto di quanto siamo invasi di piccole gabelle, tutte ovviamente per una buona, buonissima ragione: trattenute previdenziali, contributi (dal due al quattro per cento) per le casse professionali e obbligatorie. E poi c’è l’Irpef nazionale e quella regionale e quella locale. e per i datori di lavoro c’è anche l’Irap. E ancora bolli su ogni documento, versamenti obbligatori per le Camere di commercio, e avanti ancora con le spese su tutti gli obblighi inventati per la tutela del presunto bene pubblico: dalla sicurezza sul lavoro alle certificazioni energetiche, dai corsi di aggiornamento professionale alle tasse sulle insegne. E così, con varie voci pressocché unanimi nel loro giudizio negativo, si alza la protesta dei lavoratori autonomi, stufi del bene collettivo fatto con i loro quattrini. Del resto è pur vero che sono in pochissimi a occuparsi del bene, molto individuale certo, degli stessi autonomi e professionisti. Ma è altrettanto vero che, anche grazie a queste categorie, l’economia, per quel che ancora può, gira.

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