Pasqua, gli auguri dei vescovi Bedini e Migliavacca

I messaggi ai fedeli delle diocesi di Gubbio-Città di Castello e Arezzo-Cortona-Sansepolcro

di:
09 Aprile 2023
bedini migliavacca

Da sinistra: Luciano Paolucci Bedini e Andrea Migliavacca

In occasione della Santa Pasqua, i vescovi Luciano Paolucci Bedini e Andrea Migliavacca hanno diffuso i loro messaggi di auguri ai fedeli delle diocesi di Gubbio-Città di Castello e Arezzo-Cortona-Sansepolcro.

Per entrambi si tratta della prima celebrazione delle festività pasquali in qualità di vescovi per le comunità altotiberine. Monsignor Paolucci Bedini è stato infatti nominato vescovo “in persona Episcopi” delle diocesi di Gubbio e Città di Castello lo scorso maggio, mentre monsignor Migliavacca ha assunto il ruolo di vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro lo scorso settembre.

I due vescovi hanno espresso la loro vicinanza e il loro sostegno ai fedeli, auspicando che la Pasqua possa portare pace, serenità e speranza a tutti coloro che la celebrano. In un periodo di incertezza e di difficoltà come quello che stiamo vivendo, i loro messaggi di auguri vogliono quindi rappresentare un momento di riflessione e di speranza per tutti i fedeli, nella convinzione che la solidarietà sia l’unica vera strada per affrontare le sfide del presente e del futuro.

A seguire, riportiamo integralmente i messaggi di auguri diffusi in occasione delle festività pasquali.

Il messaggio di monsignor Paolucci Bedini

Sorelle e fratelli pace a voi!

La Pasqua che celebriamo quest’anno porta con sé una novità rilevante che proprio alla luce della tradizione cristiana ci aiuta a leggere e comprendere il cammino della Chiesa e la storia della salvezza. Oramai da quasi nove mesi due diocesi vicine, come Città di Castello e Gubbio, sono state unite, nella persona del Vescovo, per camminare insieme verso una piena unità. Il Santo Padre Francesco ha chiesto ai vescovi italiani di pensare una ricognizione dei territori e delle chiese locali in vista di una sostanziosa riduzione del numero delle diocesi, ed ha avviato questa operazione unendo con questa formula canonica dell’in persona episcopi già 35 cinque diocesi italiane.
Tanti motivi legati alla storia, alla cultura, alla conformazione del territorio e alle tradizioni civili e religiose, sembrano non consigliare questa scelta e non favorirne la realizzazione. Per contro ci sono emergenti fenomeni socio-ecclesiali che invece con forza e urgenza lo richiedono: il drastico calo della partecipazione alla vita della Chiesa dei nostri popoli; la riduzione, se non quasi, l’azzeramento delle vocazioni al sacerdozio; lo stile di vita e l’organizzazione quotidiana delle famiglie di oggi; la crescente difficoltà a gestire una presenza capillare e un patrimonio di strutture da parte delle diocesi e delle parrocchie (per non parlare della vita religiosa).
La Chiesa di Gesù risorto che, ovunque, nei secoli, ha annunciato il vangelo e ha fondato nuove comunità di credenti, non ha avuto mai limiti e confini, se non quelli della testimonianza dei suoi membri e del mandato missionario ricevuto dal suo fondatore. Ovunque il vangelo portava frutto nasceva una nuova comunità con i suoi pastori, e dove la forza del vangelo si è spenta la Chiesa non è più presente, o si è ridotta di molto. È per questo che vorrei invitare tutti i cristiani dell’Alta Valle del Diocesi di Città di Castello
Chiascio e dell’Alta Valle del Tevere (non a caso due territori benedetti dall’acqua) a lasciarsi illuminare dalla luce di Pasqua per dare forza ed entusiasmo ad un cammino che ci è messo dinnanzi.
Cristo risorto spezza ogni legame e ci libera da ogni vincolo, che non sia solamente quello dell’amore misericordioso del Padre che gratuitamente ci è stato donato. Oggi più che mai i credenti sono chiamati ad essere lievito di una nuova umanità che sappia superare le differenze e le distanze umane, evitando di farne motivi di divisione, per creare e rigenerare un solo popolo, sotto un unico Signore, perché ogni uomo incontrando la Chiesa trovi una casa aperta e una famiglia accogliente per respirare la speranza e rinnovare la vita.
La forza della risurrezione non teme alcun ostacolo e inaugura una storia nuova di cui noi tutti battezzati siamo debitori, e di cui tutti siamo chiamati a diventare partecipi. La fede, il vangelo, la carità, la preghiera e la fraternità della Chiesa non mortificano le storie e le vicende da cui veniamo, non appiattiscono le tradizioni e gli stili, non uniformano le realtà e le iniziative, ma sono le sorgenti da cui promana la comunione dei figli di Dio di ogni latitudine e tempo. Molto triste sarebbe se ciò che è destinato ad unirci ci dividesse. Saremmo fuori strada. Invece, proprio ciò che in Gesù ci fa un unico popolo salvaguarda e alimenta le peculiarità e la creatività, perché in noi agisce lo Spirito del risorto.
Sono molto fiducioso che questo cammino delle nostre Chiese che accade, non a caso, nel tempo in cui tutta la Chiesa italiana è in ascolto dello Spirito nel percorso sinodale, possa essere la grande occasione di una vera ripartenza. Anche noi potremo passare dalla paura del cenacolo alla gioia della condivisione della fede se insieme sapremo con fiducia attendere in preghiera la potente azione dello Spirito Santo. E proprio per significare questo, invito fin da subito tutti i fratelli e le sorelle, tutte le comunità e i gruppi delle due diocesi sorelle, a celebrare insieme la solenne Veglia di Pentecoste la notte del 27 maggio prossimo nella chiesa parrocchiale di Cristo risorto ad Umbertide.
Ci guidi il Signore a salire insieme a Gerusalemme
per contemplare l’amore di Dio che ci ha salvati!
don Luciano, vescovo

Il messaggio di monsignor Migliavacca

La Pasqua è memoria di buone notizie attese.
La Pasqua ebraica faceva memoria della notizia, attesa dal popolo eletto, della liberazione della schiavitù d’Egitto, e celebrazione poi del dono della Terra promessa.
E ancora, il popolo Israele, in esilio, viveva l’attesa della buona notizia del ritorno a casa, nella propria terra, per tornare a celebrare la Pasqua nel Tempio, a Gerusalemme, di nuovo liberi.
Nuovamente gli amici di Gesù, i suoi apostoli, ma soprattutto le donne, attendevano la buona notizia della novità di Dio, affranti per la morte dell’amico, Gesù, sulla croce. E fu così che il mattino del primo giorno della settimana, alle prime luci dell’alba, le donne, andando al sepolcro, lo trovano vuoto e per prime portarono il sorprendente annuncio, la buona notizia che il Signore era vivo.
Da allora ogni Pasqua che celebriamo fa risuonare per tutti noi una buona notizia attesa.
Sempre è la bella notizia del sepolcro vuoto: il Signore è risorto, il Signore è vivo, il Signore è con noi.
Il nostro tempo e la nostra vita sono lo spazio e l’esperienza che attende buone notizie e ogni volta che queste ci visitano è nuovamente Pasqua.
Attende buone notizie l’ambiente che viviamo: la cura e il rispetto della natura tanto violentata dall’umanità, il dono della pioggia di cui molto abbiamo bisogno, la ricchezza dei frutti della terra che il lavoro agricolo promuove. Sono buone notizie che fanno risuonare la gioia della Pasqua nella nostra casa che è l’ambiente di vita.
Attendono buone notizie tante famiglie, gravate dai costi della vita quotidiana e quelli aumentati dell’energia, altre famiglia ferite da chiusure reciproche, difficoltà di dialogo e mancanza di rispetto tra i coniugi, altre ancora alle prese con le problematiche e la sicurezza del posto di lavoro, e famiglie affaccendate nell’arte dell’educazione dei figli. Buona notizia per loro sarebbe sempre celebrazione della vita.
Anche le persone anziane, gli ammalati e poi i poveri, chi è ai margini della nostra società e i cosiddetti invisibili… non vedrebbero l’ora che buone notizie ci fossero anche per loro.
Buona notizia sarebbe quella che fa risuonare la parola dialogo e giustizia, pace e riconciliazione su tutta la terra e nelle zone oggi più martoriate come l’Ucraina. E sarebbe davvero Pasqua.
Caro lettore, tante situazioni di vita che attendono una buona notizia le conosci magari tu, sono volti e storie concrete di persone forse in difficoltà, la cui esistenza può cambiare grazie a un bell’annuncio… che magari puoi portare solo tu.
Siamo chiamati tutti, per primo il vescovo, a farci portatori di buone notizie là dove incontriamo attesa e solitudini… e porteremo così l’annuncio sorprendente della Pasqua, del Signore Risorto e vivente, in mezzo a noi. Ed è la buona notizia della vita.
In questa Pasqua, la prima in mezzo a voi come vostro vescovo, desidero essere umile portatore di questa buona notizia di Risurrezione. È l’annuncio per voi, per la vostra vita… ed è notizia di bene per tutti coloro che ne hanno bisogno.
E allora sarà davvero buona Pasqua!
 

Tags

Abstract
I messaggi ai fedeli delle diocesi di Gubbio-Città di Castello e Arezzo-Cortona-Sansepolcro