Operazione Biancaneve portata a termine dalla finanza da Città di Castello a Sansepolcro.

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01 Ottobre 2019

Nella rete dell’operazione Biancaneve tesa dalla Guardia di Finanza ci sono finite 16 persone per reato legato allo spaccio di cocaina tra Città di Castello, san Giustino e Sansepolcro. La droga veniva ordinata tramite WhatsApp.

C’è voluto un anno di indagini.

Le Fiamme Gialle hanno ricostruito ben 230 episodi di spaccio e segnalato 13 persone alle prefetture di Perugia e di Arezzo, di età compresa tra i 29 e i 54 anni. Uno di essi, nel giro di pochi mesi, è arrivato a spendere oltre 10 mila euro per l’acquisto della droga.

L’operazione, denominata “Biancaneve”, ha preso il via dall’arresto di un imprenditore quarantaseienne, originario di San Giustino e da tempo sotto osservazione, sorpreso insieme alla moglie a bordo della propria auto mentre trasportava, occultate sotto il sedile, un ingente quantità di cocaina purissima, sufficienti a confezionare ben 500 dosi.  Nella sua abitazione, inoltre, sono stati rinvenuti 7 mila euro in contanti (provento di spaccio), un bilancino di precisione, diverse sostanze da taglio e materiali per il confezionamento.

Nella rete è caduto, a seguito di ulteriori approfondimenti, anche un ventottenne di Città di Castello, sorpreso a spacciare davanti a un bar di periferia. Lo spacciatore nascondeva numerose dosi di cocaina, già confezionate e pronte per la vendita, all’interno di una torcia elettrica.

La droga veniva ordinata tramite WhatsApp utilizzando un linguaggio in codice e, per evitare l’identificazione, numerosi soprannomi o alias.

Dopo aver anticipato il denaro, i clienti potevano ritirare la droga in orari e località convenuti, solitamente punti di ritrovo affollati quali parcheggi e centri commerciali.

L’operazione segue quella del maggio 2018, denominata “Easter Eggs” (conclusasi con l’arresto di 5 soggetti, la denuncia a vario titolo di altri 25 responsabili e il sequestro di oltre 2 kg di droga).

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