Mense scolastiche: "chilometri zero e menù personalizzati. Presto il nuovo bando"

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31 Agosto 2017

I gruppi consiliari Castello Cambia e Tiferno Insieme hanno depositato una interpellanza congiunta circa lo stato di adempimento del capitolato di appalto riguardante la gestione delle mense scolastiche, da parte della ditta Allfoods srl, che nel gennaio 2016 è risultata vincitrice di un bando in scadenza, per un importo a carico del Comune di Città di Castello di 1.192.482,60 euro. “In una precedente risposta ufficiale non tutti gli impegni sottoscritti risultavano onorati” ha detto Emanuela Arcaleni, consigliere di Castello Cambia “in particolare risultavano non ancora sostituite le attrezzature obsolete dei centri di cottura a Cerbara e Cornetto e la cella frigo del centro di via Diaz. Si è provveduto al recupero dei centinaria di migliaia di euro non spesi anche a causa dell’indecisione del comune sulla sede dei centri cottura? Sui pasti solidali, che ci trovano favorevoli, quali risultati ha dato questa sperimentazione?”. “Da anni abbiamo una gestione di qualità e partecipata per promuovere una cultura dell’alimentazione” ha detto l’assessore alle Politiche educative Rossella Cestini “Per i menù c’è stato un lavoro condiviso e approfondito con l’introduzione del biologico e la predisposizione estensiva del chilometro zero e la filiera corta. Nel capitolato con Allfoods erano previsti lavori a Cerbara e Cornetto. Il centro di cottura Diaz è ancora funzionale perché più recente. Nella nuova gara d’appalto abbiamo preferito che i siti di cottura fossero scelti dalle ditte, dando solo la distanza minima. Quindi la necessità di ristrutturare è venuta meno come centri di cottura ed è rimasta per il ripristino ad attività educativo-didattica. I lavori ammontavano a circa 300mila euro, 106mila di investimenti già fatti. I quasi 200mila euro li abbiamo destinati nel miglioramento dell’impiantistica e dei centri di sporzionamento e vettovaglie dentro i plessi. C’è chi ha scelto la modalità assembleare chi il self service con il MaterB (materiale biodegradabile), chi la riservatezza (mangiare dentro la classe). Gli interventi riguardano le scuole di Badiali, Piosina, La Tina, Cavour, Montedoro, San Martin d’Upò, Badia Petroia, nella scuola d’infanzia e primaria di San Secondo e San Leo Bastia, nelle primarie di San Filippo, Userna, Promano, Trestina, Badia Petroia e Morra. 30mila euro sono andati a personale e operazioni di coordinamento. Avanzano 19mila euro circa che vengono a sconto dell’ultima rata del pagamento dei pasti. Nelle diete specifiche (196 bambini), dal menù del giorno sono stati tolti gli alimenti non indicati o la carne di maiale. I pasti solidali sono partiti dalla riduzione dello spreco alimentare come forma di solidarietà. Al Comune è costata poco ed è intervenuto quando si è reso necessario per i secondi piatti. Dobbiamo continuare con previsioni coerenti. Ci stiamo lavorando per una soluzione organica”. Il capogruppo del Movimento Cinque Stelle Marco Gasperi ha criticato “La standardizzazione dei pasti: da 4 anni ad 11 sono uguali. E’ sbagliato. La solidarietà è si concretizza nel suddividere i pasti acquistati dalle famiglie. Se sono tanti, c’è una insufficienza delle porzioni. Mi aspetto che l’Amministrazione intervenga sulle famiglie che non possono. I bambini a pranzo devono mangiare”. Gina Flamini, consigliere di Tiferno Insieme, ha detto che “Non mi piace quando i pasti solidali sono talmente tanti da andare a discapito degli altri. Quando dovevate ottenere dalla ditta perché non l’avete investito in parte anche su questo anziché dare 30mila euro al coordinamento?”. Per Tiferno Insieme è intervenuto anche il capogruppo Nicola Morini: “Il contratto di servizio prevede di certo delle penalità su quanto non è stato fatto, perché non le avete invocate? Biologico e chilometri zero non prevedono tracciabilità nei documenti; dei 300mila euro per i centri cottura, 106mila per cosa sono stati spesi e i rimanenti 191mila euro sono stati investiti per migliorie nella gestione di mensa, che comunque andavano fatte. Avevamo fatto un bando d’appalto perché la ditta si prendesse il carico dei lavori delle cucine ma non sono stati fatti per colpa del comune, che non ha dato indicazioni sulle sedi dei centri cottura. Questa mancata indicazione è costata cara. Troppo spesso si ragiona come se questi soldi non appartenessero ai cittadini, che pagano anche i pasti di solidarietà con i 3 euro e 60 del buono per mancanza di programmazione dal Comune”. “Non sono soddisfatta” ha detto Emanuela Arcaleni “Le responsabilità sono in capo a Comune e ditta. Non tornano i conti e chiederemo altre spiegazioni per 300mila euro non spesi Non vorremmo che a perderci siano ancora i cittadini. Pasti solidali: carenza di programmazione”. Nella replica la Cestini ha detto che “la decisione di cambiare le sedi dei centri cottura è venuta dalle scuole. Nel costo del pasto non ci sono solo le pietanze. Nell’assegnazione delle diete, stiamo lavorando per garantire la privacy dei bambini. La solidarietà è stato un servizio in sperimentazione gestito dalle scuole, che ordinano e il comune trasmette alla ditta. Chi paga la mensa non si è accollato anche i pasti di solidarietà. Ora abbiamo maggiori elementi per valutare per la successiva gara”.

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