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Chiusura dopofestival Kilowatt, la Procura archivia il caso

Infrazioni “di particolare tenuità”. Furono denunciati gli organizzatori e l'ex sindaco Cornioli

I tecnici durante le operazioni di smontaggio del dopofestival ai giardini

Archiviata la discussa vicenda della chiusura del dopofestival di Kilowatt. Come annunciato dalla stessa associazione CapoTrave/Kilowatt in un comunicato stampa, la Procura della Repubblica presso il tribunale di Arezzo ha ufficialmente archiviato il caso che nell’estate 2021 portò alla chiusura del dopofestival, dell’area incontri e dell’area ristoro allestite presso i giardini di Piero della Francesca a Sansepolcro. Un punto di ritrovo inedito per la kermesse teatrale, scelto al tempo per sostituire la storica sede di Palazzo della Laudi, non disponibile a causa dei lavori. Nella serata del 19 luglio, a seguito di un sopralluogo da parte dei carabinieri forestali di Sansepolcro, emerse un’irregolarità di carattere burocratico legata ai permessi della Soprintendenza. L’imprevisto portò gli organizzatori a mettere in atto un riassetto logistico del festival, con una serie di cambi di programma: i confronti pubblici della Piazza dei Beni Comuni furono trasferiti nel vicino giardino del Teatro alla Misericordia, divenuto anche la nuova sede della biglietteria, mentre il tradizionale Dopofestival, con la ristorazione e la musica serale, venne definitivamente annullato.

I controlli delle forze delle ordine furono sollecitati a seguito di alcune segnalazioni. Una vicenda che portò a conseguenze legali, sia per gli organizzatori che per l’amministrazione comunale biturgense, suscitando forti polemiche tra addetti ai lavori e non soltanto. “Le supposte infrazioni alla legge denunciate da un privato cittadino residente nell’area adiacente alla zona in questione sono state ritenute dal Tribunale di Arezzo ‘di particolare tenuità’ – spiegano gli organizzatori nella nota –  Pertanto, risultano archiviate le posizioni della presidente dell’associazione CapoTrave/Kilowatt, del direttore artistico Luca Ricci, del direttore organizzativo Alessandro Marini, nonché dell’ex sindaco del Comune di Sansepolcro Mauro Cornioli, che era stato anch’egli denunciato”.

Nell’atto che archivia l’intera vicenda la PM ritiene che “le opere realizzate in assenza di titolo autorizzativo previsto dalla normativa (autorizzazione del Soprintendente) appaiono di modeste dimensioni e non risultano elementi da cui desumere un pregiudizio significativo e rilevante al contesto storico/culturale circostante, che non sono stati effettuati movimenti di terreno o altri interventi che hanno modificato lo stato del bene tutelato, e che sarebbero rimaste sul posto per i soli giorni di durata del festival”. Per queste ragioni, il provvedimento è stato definitivamente archiviato.

Arrivati alla conclusione della vicenda, i direttori Lucia Franci e Luca Ricci hanno voluto togliersi più di un sassolino dalla scarpa: “Siamo stati vittima del malanimo di un singolo cittadino e dell’eccesso di zelo di qualche rappresentante delle forze dell’ordine. In una situazione del genere si potevano e si dovevano cercare delle forme di conciliazione al fine di salvaguardare il bene più prezioso che veniva messo a rischio: questo non era l’ordine pubblico, contro cui non portavamo alcun attacco, bensì la realizzazione dell’attività culturale in corso, che invece è stata costretta a interrompersi, malgrado Unione Europea, Ministero della Cultura, Regione Toscana e Comune di Sansepolcro vi stessero investendo soldi dei cittadini, riconoscendone l’alto valore culturale”.

“In nome di supposti reati che il Tribunale stesso definisce di particolare tenuità – aggiungono -si è arrecato un grave danno alla nostra organizzazione, agli artisti provenienti da tutta Italia e dall’Europa che hanno dovuto annullare le loro esibizioni, alle strutture ricettive che lavoravano in quell’area e al pubblico che ha perso un’opportunità culturale, oltre a restituire un’immagine poco lusinghiera della nostra città. Il tutto, per di più, in piena situazione Covid quando, dopo mesi di chiusure forzate di teatri ed esercizi commerciali, il solo fatto di essere lì, a fare il festival, era un miracolo che andava festeggiato, e non ostacolato. Speriamo che questa archiviazione sia un’occasione per riflettere sull’esito dell’intera vicenda, su come il nostro e l’altrui lavoro, le economie investite e le possibilità culturali a disposizione del nostro territorio siano state colpite, a causa di immotivate ostilità, nocive per tutti. Da parte nostra, vogliamo ringraziare nuovamente le tantissime persone e le istituzioni che ci hanno espresso solidarietà e offerto aiuto in questa complessa e difficile vicenda”.

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