Riunita a Città di Castello l'assemblea dei soci dell'Unione italiana tabacchicoltori (Unitab)

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19 Agosto 2017

Nei campi umbri coltivati a tabacco la stagione agricola sta entrando nella sua fase conclusiva e alcuni produttori hanno già iniziato la raccolta delle foglie. Una raccolta che, però, a causa della siccità che ha colpito il Paese in questi mesi, non supererà di certo i quantitativi già bassi dello scorso anno. E questo, a fronte di un aumento delle superfici seminate a tabacco. È in questo scenario che ieri a Città di Castello si sono riuniti in assemblea i soci dell’Unione italiana tabacchicoltori (Unitab). Sul tavolo innanzitutto il problema della sostenibilità economica della coltivazione del tabacco. “Quest’anno – ha spiegato il presidente di Unitab Oriano Gioglio –, il settore ha dovuto sostenere costi di produzione notevolmente elevati dovuti, in primo luogo, alle numerose irrigazioni effettuate per poter mantenere fresche le piante di tabacco e arrivare così alla raccolta”. E tutto ciò, e questo lo osserviamo noi, maggiori irrigazioni proprio in un periodo di marcata e problematica siccità. Tra le soluzioni prospettate da Unitab, la richiesta alle diverse istituzioni regionali affinché propongano al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali lo stato di calamità naturale. Per il 25 agosto è in programma un incontro con l’assessore umbro all’agricoltura Cecchini proprio per discutere di questo tema. Tuttavia Unitab vorrebbe attivare gli stessi meccanismi anche a livello comunale. Inoltre l’Unione dei tabacchicoltori è decisa a raggiungere una maggiore sostenibilità economica per chi produce tabacco. Visto che le sigarette si vendono a prezzi alti, Unitab chiede che i costi affrontati dai coltivatori siano riconosciuti. E dunque da una parte dichiara di voler garantire per parte sua la produzione di tabacco integro da sostanze estranee, senza però spiegare bene come, ma dall’altra chiede un compenso economico per i produttori non inferiore a 0,12-0,15 euro al chilogrammo. Al di là di tutto ciò resta l’enorme e irrisolto problema di una coltura oggi quanto mai controversa e criticata, oltre che sempre più considerata dannosa per la salute e per l’ambiente. Per contro, la conversione al tabacco biologico (o anche a colture alternative al tabacco) è ancora limitata ad alcune seppur importanti sperimentazioni. A quando dunque una decisa svolta dei produttori tabacchicoli in questa direzione? Dall’assemblea tifernate la risposta non è arrivata.

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