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Sansepolcro, il metodo Arera “obbliga” il comune ad approvare un aumento Tari del 5,87%

In consiglio critiche unanimi nei confronti di un meccanismo calato dall'alto

L’assessore all’ambiente del comune di Sansepolcro Alessandro Rivi

Nonostante le tante considerazioni critiche espresse sia dai membri della maggioranza che da quelli della minoranza, alla fine il consiglio comunale ha dovuto approvare un aumento della Tari del 5,87%. Seppur contro voglia e con tutte le dovute premesse del caso, l’amministrazione di Sansepolcro ha necessariamente dovuto compiere questo passo per assolvere alla funzione che in materia di gestione dei rifiuti le spetta, cioè quella di interfacciarsi tra i cittadini e i gestori dei servizi di raccolta e smaltimento. Così come talvolta accaduto anche in passato, lo ha fatto per non creare problemi alla continuità del servizio, evitando dunque di generare conseguenze che avrebbero potuto avere un impatto particolarmente negativo per tutta la cittadinanza.

In questo contesto le minoranze di centro-sinistra, PD e Adesso Riformisti per Sansepolcro, hanno espresso un voto negativo per comunicare, in quello che è il loro unico spazio politico per poterlo fare, una ferma contrarietà nei confronti del metodo tariffario imposto da Arera (l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente): similmente a quanto fatto dalla maggioranza – che aveva ben espresso questa posizione votando contro il Piano Economico Finanziario deliberato dall’Ato Toscana Sud – i due gruppi consiliari hanno criticato il fatto che tale ente, nel suo operare in maniera rigida e verticististica, stia fortemente penalizzando i comuni e, in particolare, i cittadini. Oltre a questo, dagli stessi scranni il consigliere Laurenzi ha sottolineato il fatto che di fronte a un aumento di questa entità l’ente pubblico avrebbe potuto stanziare risorse per tamponare gli aumenti che ricadranno nelle tasche degli utenti. Nel ribadire lo stesso concetto, il consigliere Gentili ha quindi proposto di attivare progetti che possano garantire premialità per coloro che fanno raccolta differenziata ma che, nonostante i comprovabili atteggiamenti virtuosi, dovranno comunque pagare di più.

Su questi spunti la maggioranza – sia per voce del consigliere Gallai, che dell’assessore Rivi – ha spiegato di voler impiegare le risorse del bilancio per investire su progetti strutturali che nel medio periodo potrebbero innescare dinamiche demografiche ed economiche tali da generare benefici diffusi; questo escluderebbe quindi la possibilità di intervenire in maniera diretta sulla riduzione delle tariffe. Tuttavia l’amministrazione ha dichiarato di voler predisporre un apposito bando che avrà l’obiettivo di sgravare i soggetti e i nuclei familiari più fragili.

All’interno di questo dibattito la consigliera Chieli (Fratelli d’Italia) ha votato in favore degli aumenti per senso di responsabilità, senza però risparmiare critiche nei confronti del metodo di tariffazione stabilito da Arera. Nella fitta trama di proposte e opinioni esternate, il punto in cui si è realizzata una piena convergenza è stato proprio quello secondo il quale l’attuale sistema vigente penalizzerebbe eccessivamente i comuni. Tale considerazione non può, in effetti, non trovare un’ampia forma di condivisione, dato che in un momento storico in cui, a livello di macro-aerea, si differenzia di più è certamente disincentivante proporre aumenti di questa portata. Ciò è stato recentemente evidenziato da moltissimi comuni ed enti, compreso l’Ato Toscana Sud, tanto che poche settimane fa la questione è stata affrontata anche in Senato: qui, nell’ambito della discussione sul Superbonus, Forza Italia aveva presentato un sub-emendamento per ridimensionare le competenze di Arera sulle tariffe dei rifiuti. Lo stesso gruppo politico ha però successivamente ritirato la proposta dato che contro questa si era sollevato un coro di voci critiche: non soltanto l’ente direttamente interessato, cioè Arera, ma anche l’Istituto Bruno Leoni (cioè il centro studi fondato nel 2003 per promuovere la tradizione del pensiero liberale in tutto il Paese), Assoambiente (l’associazione che rappresenta le imprese private che gestiscono servizi ambientali), Codacons e Federconsumatori hanno criticato energicamente il contenuto del sub-emendamento.

Nel complesso è stato contestato il fatto che un depotenziamento di Arera avrebbe potuto ridare eccessiva discrezionalità ai comuni, rompendo un’impostazione centralizzata che nella sua rigidità riuscirebbe, secondo i soggetti sopra citati, a riportare il calcolo della Tari su norme uniformi e criteri oggettivi.

Alla luce di tutto ciò e in considerazione delle palesi controindicazioni denunciate anche a Sansepolcro, il fatto che dopo tali note critiche una forza di Governo abbia fatto retromarcia rispetto ad una richiesta forte e decisa che era stata avanzata da tanti comuni, può forse rappresentare la riprova che a livello nazionale la voce di alcuni soggetti è, probabilmente, più forte di quella di una moltitudine di enti locali elettivi.

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