Tariffe acqua, in Toscana le più alte d’Italia
E a Sansepolcro in 25 anni rincari del 380%. Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua: superare le gestioni miste e ripubblicizzare il servizio idrico
Se messe in raffronto con quelle di altre regioni, le tariffe toscane dell’acqua pubblicate sul sito di Cittadinanzattiva appaiono decisamente alte. Considerando un consumo medio di 182 metri cubi, ovvero un quantitativo di risorsa che potrebbe rappresentare lo standard di una famiglia composta da tre membri, per la Toscana è stato calcolato un costo annuale di 732 euro (dato aggiornato al 2023): in pratica il triplo di quanto si spende in Molise (la regione che con i suoi 226 euro fa registrare il valore più basso) e il doppio di quanto rilevato per la Lombardia (365 euro).
Questo dato è ovviamente frutto di una media regionale che non tiene conto delle diverse tariffe applicate dalle varie società che gestiscono il servizio nelle sei conferenze territoriali. Ad ogni modo i dati relativi alle province toscane risultano quasi tutti molto alti, tanto che tra le dieci più costose del Paese ce ne sono ben otto di questa regione. Tale situazione si è determinata gradualmente dall’inizio del nuovo millennio fino ad oggi, ovvero in un lasso di tempo in cui le gestioni comunali sono state in molti casi sostituite da società miste pubbliche-private. Per il Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua alla base dei rincari ci sarebbe proprio questo tipo di governance: come ha in questi giorni fatto notare, a mezzo social, Gianfranco Morini – vicepresidente del Forum e presidente del Comitato Acqua Pubblica di Arezzo – la differenza di tariffe tra Milano (246 euro) ad Arezzo (746) sarebbe infatti da imputare alla diversa modalità di gestione del servizio idrico, visto che nel capoluogo lombardo questo è interamente pubblico e non comprende al suo interno soggetti privati. Una situazione dunque alquanto diversa da quella aretina, dove la gestione dell’acqua è passata, ormai dal 1999, dai comuni a Nuove Acque, provocando un consistente aumento delle tariffe: a Sansepolcro, ad esempio, nell’ultimo anno di gestione comunale 182 metri cubi di acqua costavano 263.000 lire, ovvero – al netto di una rivalutazione di 1,15 – circa 156 euro. In pratica, similmente a quanto avvenuto negli altri comuni della Provincia di Arezzo, nella città di Piero della Francesca in 25 anni si è registrato un aumento del 380%.
“Per interrompere questa spirale di aumenti – spiega Gianfranco Morini – è necessario accantonare l’attuale modello che vede un’interazione tra soggetti pubblici e privati, così da poter tornare quanto prima ad una gestione interamente pubblica: come spiegato in più occasioni, per intraprendere questa strada si dovrà però abbandonare il modello della multiutility e della sua relativa quotazione in borsa. Solo così ci potrà essere uno spazio su cui lavorare per ricondurre l’acqua entro la categoria dei beni comuni, affrancandola definitivamente da improprie logiche di profitto”.
In effetti, richiamandosi ai bilanci di Nuove Acque, Morini fa notare che le principali voci di spesa della società non siano negli anni cresciute quanto le tariffe: ad esempio nel suo primo anno di esercizio la cifra che l’azienda destinava ai compensi dei circa 200 dipendenti era l’equivalente di 7.220.000 di euro; oggi la stessa è arrivata a 11.284.458 di euro, facendo registrare un incremento significativo ma che non è per nulla paragonabile a quello che ha interessato le bollette.
Riconducendo l’analisi ad una scala regionale, è inoltre da sottolineare il fatto che complessivamente dal 2000 al 2023 il patrimonio netto delle società di gestione della Toscana è passato dagli iniziali 241 milioni ad oltre 950 milioni di euro: ciò, assieme all’annuale divisione dei dividendi effettuata dai soci, dimostrerebbe dunque che forse in tutti questi anni potevano esserci margini per applicare una diversa politica delle tariffe.