Sogepu: Goracci e Granieri liberi dai domiciliari, ma non dalle accuse

Le frequentazioni dell’ex amministratore unico con gli ambienti della politica, alle quali fa riferimento il procuratore Cantone, potrebbero avere strascichi sulle elezioni regionali

25 Ottobre 2024
Sogepu

Antonio Granieri e Cristian Goracci, le due persone coinvolte nella questione Sogepu-Sogeco, sono riusciti a ottenere la revoca degli arresti domiciliari. Per Granieri il provvedimento è scattato il 18 ottobre, mentre Goracci ha dovuto attendere quasi una settimana in più e quindi per lui le limitazioni sono terminate giovedì 24. L’eliminazione di questo impedimento non cancella però di certo le accuse nei confronti di entrambi in relazione alla vicenda della gestione integrata dei rifiuti nei 14 Comuni dell’Alta Umbria fino al 2038 (operazione da 315 milioni di euro) e soprattutto alle modalità con le quali è stata assegnata. In base alla ricostruzione del procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone, Goracci (ex amministratore unico di Sogepu e ora direttore generale di Sogeco) avrebbe ricevuto una tangente di 750mila euro dalla Ece, di cui Granieri è amministratore, per agevolare la partecipazione e l’aggiudicazione della gara a Sogeco, la società nata dalla fusione fra Sogepu ed Ecocave, precedente denominazione di Ece, che in Sogeco possiede il 51% delle partecipazioni. Non solo: i 750mila euro sarebbero stati giustificati come compensi per consulenze mai realmente effettuate da Goracci, il quale – a quanto risulta – non avrebbe posseduto nemmeno i necessari requisiti.

Nel descrivere Goracci, il procuratore Cantone parla di persona «molto ben inserita nel tessuto politico, sociale ed economico della zona di Città di Castello, vantando frequentazioni con numerosi esponenti della politica locale ma anche in vari contesti ed organizzazioni non solo locali». Di Sogepu si occupa con uno speciale il mensile di approfondimento “L’Altrapagina”, che nel numero di ottobre 2024 ripercorre la storia della società costituita esattamente 40 anni fa, nel 1984, da più Comuni (in testa quello di Città di Castello), con la crisi sopraggiunta nel 2012: difficoltà di ordine economico e finanziario con una perdita che supera il capitale sociale versato da soci. In quel frangente, ecco la soluzione che evita la consegna dei libri in tribunale: aumento del patrimonio da 220mila a 2,3 milioni di euro tramite la concessione del diritto d’uso trentennale degli impianti di Belladanza, località nella quale si trova la discarica di proprietà del Comune di Città di Castello. Ciò avrebbe garantito l’introito derivante dal pagamento, da parte dei Comuni consorziati, della possibilità di scaricare i rifiuti solidi urbani e, di conseguenza, la disponibilità economica per tutte le operazioni previste nel piano “di rilancio”. L’intestazione di Belladanza e altre cessioni di immobili hanno decuplicato la capitalizzazione della società di gestione, aprendo la strada a una serie di manovre, gestionali e finanziarie, che sono andate avanti fino agli ultimi sviluppi della situazione.

Goracci aveva ottenuto la prima nomina di presidente e amministratore della società il 4 marzo 2013, con successive conferme nel 2015 e nel 2018 e con il mandato poi scaduto nel 2021, ma con un regime di “prorogatio” che si è protratto fino alla fine del 2022. Goracci – ricorda “L’Altrapagina” – si occupa del processo di ristrutturazione di Sogepu, forte di un nuovo progetto industriale e con investimenti che toccano i 12-13 milioni di euro. Fra gli obiettivi, l’aumento della capienza della discarica a oltre 403mila tonnellate, con realizzazione di una nuova accanto a quella vecchia, oramai estinta. La Regione dell’Umbria contribuisce con quasi 2,5 milioni di euro e la differenza è garantita dalle banche, alle quali versare le quote annuali del piano di ammortamento, il tutto entro 15 anni. Nelle previsioni, il sito avrebbe dovuto essere riempito entro il 2030, ma già nel 2022 lo spazio disponibile non bastava più per accogliere i conferimenti di un anno e quindi sarebbe venuto meno il business che in pochi anni aveva accresciuto il fatturato fino ai 20 milioni di euro del 2020. Ciò ha reso Sogepu un player importante in Altotevere e avrebbe spiegato la rete di relazioni con l’ambito della politica.

Secondo la ricostruzione de “L’Altrapagina”, «tra consulenze e contributi, negli anni compresi tra il 2016 al 2023 escono dalle casse di Sogepu circa 4 milioni di euro, ma la maggior parte di questo flusso si concentra soprattutto tra il 2016 e 2020, perché gli anni 2021-2022 sono anni Covid, anni di restrizioni a tutti i livelli, mentre il 2023 segna il passaggio del testimone al nuovo Cda». Nonostante fossero riportate nel sito ufficiale del Comune, la pubblicazione dell’elenco di queste elargizioni aveva scatenato la reazione di Sogepu, che aveva intentato (nel 2020) due citazioni legali contro il mensile (richiesti 300 mila euro di risarcimento per “danno d’immagine”) e contro due consiglieri comunali, Vincenzo Bucci (Castello cambia) e Nicola Morini (Tiferno insieme), ai quali venivano chiesti 200mila euro complessivi per diffamazione. Uno scenario in cui buona parte del consiglio comunale tifernate è rimasto a guardare, votando a favore (oppure astenendosi come ha fatto il centrodestra) nei confronti di tutte le manovre Sogepu-Sogeco. Ma ecco un altro passo de “L’Altrapagina”: «La partecipata fattura oltre 20 milioni di euro, è una grande azienda, assume molti lavoratori e in una realtà piccola come l’Altotevere è evidente che molte persone possano entrare in relazione con essa. Tra queste spicca per importanza, il capogruppo del Pd in consiglio comunale quale consulente di Sogepu e poi dipendente di Sogeco. Ma anche altri consiglieri sono chiamati in causa per rapporti con associazioni che hanno ottenuto contributi da Sogepu».

È probabilmente questo il quadro delle relazioni a cui si riferisce Raffaele Cantone quando scrive del «tessuto politico, sociale ed economico della zona di Città di Castello» in cui è ben inserito l’ex amministratore unico di Sogepu. Che la vicenda possa influire sulle elezioni regionali, in programma il 17 e 18 novembre? Vi è anche qualche personaggio, peraltro ora candidato, che ha sempre preso le difese di Goracci e che gli ha prolungato i mandati anche contro il volere del partito di appartenenza dello stesso Goracci, che voleva la sua sostituzione. Ovvio, quindi, che nell’operazione che ha portato alla privatizzazione di Sogepu vi siano inevitabili responsabilità politiche.

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Le frequentazioni dell’ex amministratore unico con gli ambienti della politica, alle quali fa riferimento il procuratore Cantone, potrebbero avere strascichi sulle elezioni regionali