Dieci anni fa la scomparsa di Guerrina Piscaglia

Il corpo della donna non è mai stato ritrovato, ma i pesanti indizi hanno inchiodato padre Gratien Alabi, condannato a 25 anni

01 Maggio 2024
guerrina piscaglia ca raffaello

A sinistra: Guerrina Piscaglia (foto: "Chi l'ha visto?")

Sono passati dieci anni esatti dalla scomparsa di Guerrina Piscaglia, la 50enne di Ca’ Raffaello della quale da quel 1° maggio del 2014 non si hanno più notizie. La sua tragica fine è pressoché certa e scontata – e non da ora – anche se il corpo della donna non è stato mai finora ritrovato. E quindi, resta ufficialmente una persona scomparsa. In quel giovedì festivo, venne notata per l’ultima volta nel primo pomeriggio: indossava un abito elegante ed era ben curata, poi più niente. Da quella sera, quando iniziarono le ricerche, ha preso il via uno fra i casi di criminalità più seguiti degli ultimi anni, che ha destato interesse e sconcerto anche per i protagonisti principali della vicenda: da un lato, appunto, Guerrina Piscaglia, donna sposata con un figlio che ha qualche difficoltà e al quale è legata tantissimo; dall’altra padre Gratien Alabi, il sacerdote congolese arrivato l’anno precedente a Ca’ Raffaello, paese collocato nell’isola amministrativa della Toscana (il Comune è quello di Badia Tedalda) in territorio adesso romagnolo. Un religioso che sta scontando 25 anni di carcere per omicidio e occultamento di cadavere: sarebbe stato lui a uccidere Guerrina e a far nascondere il suo corpo, nonostante padre Graziano si sia sempre professato innocente.

Il piccolo paese montano alla ribalta delle cronache nazionali

A condire questa brutta, tragica e triste storia, il legame sentimentale fra i due che ha creato una potente miscela di cronaca e gossip, tale da generare persino notorietà a una piccola comunità come quella di Ca’ Raffaello, la quale si è all’improvviso vista come accecata dalle luci di una ribalta poco edificante. Tutte le principali emittenti televisive e gli organi della carta stampata si sono concentrati per giorni e settimane sulla scomparsa di Guerrina e sulla ricerca di continui indizi che portassero sia verso il ritrovamento del cadavere, sia su aspetti e risvolti della “love story” sbocciata fra il sacerdote di colore e la sua parrocchiana. Anche “Amore criminale” su Rai Tre ha dedicato a Guerrina una intera puntata. Non dimenticando un particolare sul quale torneremo in coda al pezzo: Guerrina era scomparsa il 1° maggio, ma la stampa venne a conoscenza del fatto solo dopo ferragosto, cioè a distanza di tre mesi abbondanti. Perché? Cercheremo – come anticipato – di dare una risposta; o meglio, una versione che comunque può essere benissimo messa in discussione. Ripercorriamo allora i fatti che vennero a essere ricostruiti a fine estate, quando tutto cominciò con un primo depistaggio.

L’arrivo di Gratien Alabi

Guerrina ha questo figlio con problemi di disabilità e un marito, Mirko Alessandrini, rimasto senza lavoro. Il padre di Mirko provvede ad aiutare la coppia pagando bollette e facendo la spesa; a causa della situazione, Guerrina si lascia andare, comincia un tantino a trascurare il suo aspetto ed è fondamentalmente una donna sola. Una donna che si estranea anche dalla vita sociale fino a quando nel 2013 non arrivano i tre religiosi congolesi, fra i quali anche padre Gratien, che familiarizza con i nuovi parrocchiani e anche con Guerrina e Mirko, il quale diventa il suo uomo tuttofare (gli lava per esempio l’auto), non avendo più un posto di lavoro.

In quel 1° maggio di dieci anni fa, succede che Guerrina alle 11.30 riceve un sms di quelli che le rovinano il buon umore e lo confida a un’amica: è vestita di tutto punto, si è rifatta la tinta ai capelli e qualcuno intravede una cura persino eccessiva per una donna che ha in programma soltanto un pranzo con i suoceri. Dopo quel pranzo, intorno alle 14.30, Guerrina si allontana per fare una passeggiata divenuta abitudinaria, dal momento che – così sembra – la donna aveva deciso anche di perdere qualche chilo, ulteriore dimostrazione della voglia di ritrovare una propria vita; viene vista per l’ultima volta dai suoi compaesani sia sulla strada per la canonica che sulla Marecchiese, seduta su un muretto e vicina ai cassonetti per i rifiuti.

La sparizione di Guerrina e le prime ipotesi

Alle 20, però, quando è ora di cena, Guerrina non si trova più: da quel pomeriggio sono passati dieci anni esatti e della donna più nessuna notizia. Che cosa le è successo? Forse la ritrovata cura di sé stessa è il segnale che Guerrina vuole voltare pagina e rompere con una vita che non la gratifica più, avendo un figlio in difficoltà e un matrimonio praticamente fallito? Intanto, nel pomeriggio del 1° maggio, padre Gratien deve celebrare un funerale vicino a Sestino: vi arriva in ritardo, accompagnato da Mirko e questo può essere un primo indizio. Il frate dà il via in parallelo all’opera di depistaggio, facendo credere al marito che Guerrina possa essersi invaghita di un ambulante marocchino residente vicino a Gubbio, che di tanto in tanto allestisce il banco in paese e che il 30 aprile, cioè il giorno prima della scomparsa, era stato a casa sua per prendere una birra assieme a lei e al marito. Questo il canovaccio creato a regola d’arte da padre Gratien per cercare di indirizzare altrove le indagini.

Non a caso, quando la vicenda diventò di dominio pubblico a fine agosto, diversi pensarono sulle prime che in effetti Guerrina fosse scappata insieme all’ambulante, che magari presto avrebbe fatto ritorno a casa e che quindi la soluzione di questa scomparsa fosse localizzata nei pressi di Gubbio. Insomma, una sorta di sbandata temporanea e basta. Niente di più falso, anche perché a Ca’ Raffaello circola una tesi diversa: quella della relazione sentimentale fra padre Gratien e Guerrina, peraltro denunciata da una parrocchiana con una lettera inviata alla curia vescovile. Per la conferma, vedere i tabulati telefonici e i messaggi provenienti dal telefonino di Guerrina, non scritti però da lei: uno di questi, composto in un italiano sgrammaticato, è inviato (cosa mai successa) alla suocera, nella quale Guerrina spiegherebbe i motivi del suo allontanamento a causa del marito, ma sempre dai tabulati emerge che fra il religioso e la donna vi sono stati 4mila scambi di sms e che quel 1° maggio era fissato un appuntamento fra i due intorno alle 13.45.

Una relazione clandestina con risvolti drammatici

Non solo: il clima non sarebbe stato più dei migliori da parte del sacerdote (parliamo sempre dei rapporti fra i due) e comunque il dato chiaro è che l’ultima persona ad aver visto Guerrina viva sarebbe stata proprio il frate congolese, che nel 2015 viene arrestato e confessa di avere avuto in effetti una relazione con Guerrina, la quale sarebbe diventata insistente nei suoi confronti, nel senso che avrebbe voluto scappare con lui, che avrebbe voluto avere un figlio e che era gelosa di qualsiasi donna che frequentava la parrocchia. Il corpo di Guerrina però non si trova e il frate non confessa: i messaggi telefonici tuttavia non giocano a suo favore, perché orari e spostamenti (compresi i venti minuti di ritardo sul luogo del funerale che doveva celebrare) fanno puntare sempre più i sospetti su di lui.

In base ai pm, Guerrina sarebbe stata uccisa nella canonica verso le 15 di quel 1° maggio; la donna era andata lì per stare assieme al frate dopo avergli cucinato il coniglio, padre Gratien non sarebbe stato d’accordo e lei gli avrebbe confessato di aspettare un bambino da lui, il quale – vistosi oramai alle corde – l’avrebbe uccisa per poi nascondere il corpo. Il tutto sarebbe avvenuto nel giro di pochi minuti, prima che padre Gratien salisse in auto per recarsi a celebrare il funerale, chiedendo a Mirko di tornare indietro per una dimenticanza, che non era il libro ma probabilmente il cellulare della donna. È stato appurato che i cellulari di entrambi agganciavano le stesse celle, come se fossero nelle mani di una sola persona. Poi, in serata, il frate si sarebbe disfatto del corpo di Guerrina, magari aiutato da qualcuno, vista la non esile corporatura della donna.

Ma padre Gratien non è riuscito a districarsi dalla matassa; anzi, sono stati i messaggi in un italiano non corretto a inchiodarlo, come quello inviato all’amica di Guerrina che aveva informato l’ex parroco sul rapporto fra lui e la donna e nel quale le aveva scritto di aver parlato male di un uomo di Dio. La provenienza dell’sms rimane ovviamente quella del telefonino della Piscaglia. Il fatto che poi gli organi della Chiesa avessero sconsigliato la denuncia ai carabinieri potrebbe aver rallentato le indagini. Resta il fatto che padre Gratien è stato condannato in maniera definitiva a 25 anni e cacciato dall’ordine dei premostratensi, per cui è un laico a tuti gli effetti. I parenti di Guerrina hanno ora intentato la causa alla Curia e all’ordine religioso al quale il sacerdote apparteneva, chiedendo quasi un milione di euro di risarcimento.

I risvolti giudiziari e un dibattito sempre vivo

È normale che la trama stessa della vicenda abbia finito con il catturare l’interesse dell’opinione pubblica italiana. Passi il fatto che possa esservi una relazione sentimentale fra un religioso e una parrocchiana (non sarebbe la prima volta), ma in questo caso c’è il forte sospetto, trasformato penalmente in condanna, di un delitto attribuito a un uomo di fede, accusato di omicidio e occultamento di cadavere. È chiaro che noi tutti vorremmo veder spuntare a sorpresa Guerrina viva (vi sono delle analogie con il caso di Roberta Ragusa), ma logica induce a pensare che dopo dieci anni di vane ricerche l’unica novità vera sia semmai legata alle modalità con le quali la donna è stata uccisa e ai motivi che ci stavano dietro.

La giustizia si è pronunciata: è stato il sacerdote, anche se del corpo non vi è traccia; se si arriva a questo, vuol dire che le accuse a carico di padre Gratien erano motivate da elementi probanti, altrimenti senza riscontri forti non si sarebbe mai arrivati a toccare un individuo che occupa una posizione del genere. In mezzo a tutto ciò e in primis al dolore dei parenti e di coloro che hanno voluto bene a Guerrina, resta di fondo una gestione della vicenda che avrebbe potuto essere migliore. Come ricordato, la stampa venne a sapere della misteriosa scomparsa dopo oltre tre mesi, ma è chiaro che questo non faccia testo: gli inquirenti avevano sicuramente iniziato prima il loro lavoro.

Da quanto tempo fosse in atto non è dato saperlo; semmai, il terreno adeguatamente preparato da padre Gratien ha finito con l’incanalare le ricerche sul binario sbagliato, facendo inizialmente passare il tutto per un allontanamento volontario da parte della donna. Scoprire una verità diversa non dovrebbe essere stato difficile, soprattutto quando alla luce sono venuti gli sms scambiati fra i due, quelli inviati con il telefono di Guerrina ma non da lei e la ricostruzione dei tempi di quel 1° maggio, che ha permesso una ricomposizione del puzzle più che plausibile.

Preoccupato di salvaguardare la immagine sua e quella del clero, Gratien Alabi ha finito con l’essere lui stesso l’autore del proprio danno. Determinati passaggi non depongono in suo favore; lui sostiene ancora di non essere stato, ma il problema è che risulta di fatto impossibile puntare il dito contro altri eventuali responsabili. Mirko e suo figlio sono stati trasferiti a Sansepolcro; Guerrina, invece, da dieci lunghi anni è ancora una persona scomparsa e il rischio è che non vi sia nemmeno un luogo nel quale poterla pregare con un fiore sulla tomba.

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Il corpo della donna non è mai stato ritrovato, ma i pesanti indizi hanno inchiodato padre Gratien Alabi, condannato a 25 anni