Sansepolcro è ora anche comune “Custode della Macchia Mediterranea”
Sabato 28 settembre la cerimonia a Palazzo delle Laudi. La nascita e le finalità della “Carta di Caltagirone”, l’attinenza di Sansepolcro e la menzione ad Aboca Museum
Nel servizio: le dichiarazioni del presidente del consiglio comunale Antonello Antonelli
Nel servizio: le dichiarazioni del presidente del consiglio comunale Antonello Antonelli
Da sabato 28 settembre scorso, l’amministrazione comunale di Sansepolcro è entrata a far parte dei Comuni considerati “custodi della macchia mediterranea”, uno dei principali ecosistemi ambientali nonché uno dei fattori identitari che più caratterizzano il paesaggio culturale della vasta area mediterranea. L’amministrazione comunale di Sansepolcro ha aderito, in questi mesi, alla “Carta dei Comuni Custodi della Macchia Mediterranea” (denominata anche “Carta di Caltagirone”), impegnandosi a promuovere la conoscenza, la conservazione e la tutela della Macchia Mediterranea, vista la sua importanza per l’ecosistema e la qualità della vita, per prevenire e regolamentare lo sfruttamento antropico e contrastare gli incendi e gli abusi.
Alla cerimonia del 28 settembre, tenutasi nella sala consiliare di Palazzo delle Laudi, erano presenti i vertici del comitato dei promotori della Carta: il professor Vincenzo Piccione, presidente; l’ingegner Francesco Cancellieri, segretario e il dottor Giuseppe Cacciola, già responsabile del Nodo InFEA della città metropolitana di Messina. L’amministrazione biturgense era rappresentata dal vicesindaco Riccardo Marzi e soprattutto dal presidente del consiglio comunale, Antonello Antonelli, che è stato il principale artefice dell’operazione.
Come si è arrivati alla stesura di questa Carta? A Caltagirone, Comune siciliano della provincia di Catania nel quale c’è la riserva naturale del Bosco di Santo Pietro, inizia nel novembre del 2013 un percorso di educazione ambientale che ha lo scopo di sensibilizzare cittadini e istituzioni sulla tutela della Macchia Mediterranea; il professor Piccione, dicente universitario, tiene una lectio magistralis in una scuola di Caltagirone con il supporto di AssoCEA di Messina e del centro di educazione ambientale “Il Ramarro”, che da decenni è in prima linea per la difesa della Macchia Mediterranea; assieme al professor Piccione c’è il professor Francesco Maria Raimondo, che in quel periodo è presidente della Società Botanica Italiana.
È la scintilla che dà il via al grande progetto e che suggerisce ai promotori una diffusione capillare del messaggio partendo dall’unità territoriale più semplice: il Comune, al quale sottoporre la firma – tramite delibera – di un documento, che è appunto la ribattezzata Carta di Caltagirone, attraverso cui si assume l’impegno etico per la tutela di questo immenso capitale donato dalla natura. La Carta in questione viene firmata il 21 novembre 2016, dopodichè si costituisce il comitato presieduto dal professor Piccione e con segretario l’ingegner Cancellieri, che si mette subito in moto partendo dalla Sicilia, dove cominciano ad arrivare tante adesioni da parte dei Comuni della regione, ma poi si allarga alla vicina Calabria (c’è per esempio il “sì” di Villa San Giovanni) e risale la penisola a Pomezia, Spoleto e Imperia. Ora c’è anche Sansepolcro. Non solo: aderiscono con il tempo anche aree protette, riserve naturali, l’Ente Parco Naturale Portofino e Federparchi.
“Quella lezione tenuta a Caltagirone fu molto gradita – ricorda il professor Piccione – ed emersero concetti interessanti per la Sicilia, che è da considerare l’hot spot della Macchia Mediterranea, presente in più punti del nostro pianeta (Australia, Sudafrica, America), anche se la sua estensione si limita al 2% delle terre emerse. Ha però un grande pregio: possiede infatti il 20% della biodiversità, quindi è un ecosistema ricco di biodiversità. La Sicilia ha poi un altro problema: la mano dell’uomo, causa purtroppo dei tanti incendi che hanno distrutto vaste superfici di vegetazione”.
Ma il lavoro portato avanti ha prodotto e sta tuttora producendo i suoi frutti: “Lavorando nel tempo – sono sempre parole del professor Piccione – abbiamo sensibilizzato i 391 Comuni della Sicilia; oggi, abbiamo le adesioni di quasi 200 di essi (vi sono tutte le città capoluogo di provincia) e di oltre il 50% della popolazione dell’isola, quindi abbiamo costruito una carta etica da adottare. La soddisfazione più bella del nostro operato l’abbiamo avuta quando a contattarci è stata la Regione Sicilia e il suo presidente di allora, Nello Musumeci, ha proclamato il giorno 21 novembre quello della Festa della Macchia Mediterranea. Un altro ottimo contributo è arrivato dalla trasmissione televisiva Geo&Geo su Rai Tre, che ha parlato dell’argomento e quindi è stata una importante finestra di visibilità nazionale”.
Per quale motivo, allora, Sansepolcro ha aderito alla Carta? “Perché ha un territorio nel quale vi sono 14 tipologie sotto etichetta di Macchia Mediterranea – ha evidenziato il professor Piccione – per cui il Comune non fa altro che prendersi l’impegno di tutelare la biodiversità. Una menzione speciale l’abbiamo poi riservata ad Aboca Museum, perché nel settembre del 2023 siamo stati suoi ospiti e abbiamo apprezzato il modo nel quale in questo luogo viene conservata la biodiversità”.
Obiettivi della Carta di Caltagirone
La Carta assegna un ruolo attivo nella salvaguardia della Macchia Mediterranea e l’iniziativa è nata dalla necessità di contrastare minacce chiamate incendi, pascoli intensivi e sfruttamento antropico. Ecco gli obiettivi:
1 – Promuovere una maggiore consapevolezza tra cittadini e istituzioni sull’importanza della Macchia Mediterranea e sui rischi legati al suo degrado.
2 – Mettere in atto azioni concrete per proteggere la Macchia Mediterranea, come la prevenzione degli incendi, la gestione sostenibile del territorio e la lotta al bracconaggio.
3 – Sostenere attività di educazione ambientale e di turismo sostenibile, valorizzando il capitale naturale e culturale legato alla Macchia Mediterranea.
Menzione per Aboca Museum
La menzione di “Custode della Macchia Mediterranea” è un riconoscimento verso chi opera in favore della tutela e della valorizzazione di questo prezioso ecosistema. Nella motivazione della menzione, si specifica che il museo è un “esempio luminoso di come Cultura e Sostenibilità possano convivere in perfetta armonia. È un’oasi di Innovazione e Sostenibilità. Si distingue non solo per la ricchezza delle sue collezioni, ma anche per il profondo impegno nella salvaguardia del nostro pianeta. La visita è un’esperienza che lascia il segno”. E più sotto: “Grazie ad Aboca Museum, si può vivere un’esperienza culturale unica, immersi in un contesto che rispetta la Natura e promuove uno Stile di Vita Sostenibile. Un impegno che contribuisce a preservare la bellezza del nostro territorio per le generazioni future. Le soluzioni eco-friendly, frutto di una ricerca costante, dimostrano che è possibile coniugare Tradizione e Futuro, senza compromettere l’ambiente. Sostenere Aboca Museum significa investire in un futuro più sostenibile”.
E adesso, ascoltiamo nel servizio le dichiarazioni del presidente del consiglio comunale di Sansepolcro, Antonello Antonelli, alle quali seguiranno le immagini della cerimonia di consegna della titolazione assegnata a Sansepolcro.