Eolico in Valmarecchia, i comitati ricevuti dall’assessore toscano Monia Monni
“Le due Regioni interessate debbono trovare un’intesa per le aree di confine”, hanno detto i rappresentanti, contrari all’installazione degli aerogeneratori alti fino a 200 metri
Un’immagine dell’incontro di venerdì a Firenze
Un’intesa fra le Regioni per le aree di confine che sono anche quelle più deboli. Così le associazioni e i comitati impegnati per la tutela dell’ambiente, fra i quali Appennino Sostenibile e Crinali Bene Comune, perché l’accento è stato puntato sugli otto progetti di impianti eolici per complessivi 58 aerogeneratori alti fino a 200 metri al confine fra Toscana ed Emilia Romagna, in zone sottoposte a vincolo idrogeologico e con abbattimenti di ettari di boschi.
Venerdì scorso, a Firenze, l’assessore all’ambiente della Regione Toscana, Monia Monni, ha ricevuto i rappresentanti dei comitati, compresi anche quelli romagnoli che sono direttamente coinvolti per ciò che riguarda i progetti “Badia del Vento” e “Poggio Tre Vescovi”, che prevedono l’installazione in territorio toscano ma con impatto anche su quelli confinanti. Relativamente a “Badia del Vento”, siamo alla terza conferenza dei servizi e potrebbe essere a breve autorizzato dalla Toscana nonostante i pareri negativi delle due soprintendenze, di tutti gli enti dell’Emilia Romagna, di associazioni (Wwf Forlì Cesena e Rimini, Italia Nostra, Altura, Club Alpino Toscana, Associazione “D’là de Foss”, I Cammini di Francesco ecc.) nonché Associazione Albergatori e Confcommercio di Rimini, che hanno ribadito la netta contrarietà a opere del genere in territori di grande pregio ambientale e paesaggistico.
Di recente, il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, si è espresso a favore della salvaguardia della Val di Cornia, in Maremma. “Ci aspetteremmo una posizione analoga anche per il Montefeltro – dichiarano i comitati - e diversamente vorrebbe dire che esiste una Toscana da tutelare e una (di confine) che è possibile “sacrificare”, senza considerare nemmeno le ragioni di salvaguardia dei vicini di casa romagnoli e marchigiani, avallando l’installazione di enormi ecomostri come quello di Badia del Vento e tutti gli altri che insistono nelle zone limitrofe al parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello.
L’incontro di Firenze è stato inoltre l’occasione per le associazioni e per i comitati di ritrovarsi. In questa sede è stata sottolineata la necessità di “unirsi in un unico movimento che possa avere la forza necessaria per difendere i territori dalle speculazioni in atto che rischiano di distruggere per sempre il nostro ambiente e il paesaggio. Diversamente, accadrebbe anche da noi quello che è già avvenuto in alcune zone del sud Italia, dove l’eolico selvaggio ha ridotto i territori in periferie industriali con danni incalcolabili all’ambiente, al paesaggio e al turismo”.
Associazioni e comitati vengono al dunque: “Essere a favore dell’energia prodotta da fonti rinnovabili – hanno sottolineato i rappresentanti - non vuol dire avere paraocchi. Neppure vuol dire seguire con indifferenza l’ambientalismo “politicamente corretto” dell’energia cosiddetta “pulita” mentre vengono sottaciuti i reali impatti ambientali e paesaggistici di tali installazioni in aree integre e da preservare. Per gli impianti di energia rinnovabile abbiamo infatti già disponibili aree edificate come coperture di case, magazzini, centri commerciali, parcheggi e tante altre superfici che potrebbero essere ricoperte di pannelli fotovoltaici, senza consumare altro suolo e senza provocare danni all’ambiente e al paesaggio. I territori, anche quelli di confine, devono essere tutelati dalle speculazioni in atto conseguenti agli incentivi miliardari puntualmente scaricati sulle bollette degli italiani. Se le istituzioni pubbliche non svolgeranno un’adeguata azione di tutela, accadrà anche da noi quello che è avvenuto negli ultimi mesi in Sardegna dove il coinvolgimento dell'opinione pubblica contro l'eolico ha determinato innumerevoli proteste rendendo necessaria una netta presa di posizione da parte della presidente Alessandra Todde, concretizzatasi con una moratoria volta ad impedire nuovi progetti eolici”.